hirpusmephitis

novembre 17, 2008

Avellino-Rocca San Felice, presentazione atti convegno sulla Mefite

Rendering Santuario di Mefite nella Valle di Ansanto

Brochure invito della Provincia di Avellino

La Provincia di Avellino presenta l’atteso volume degli Atti de:
II culto della dea Mefite e la Valle d’Ansanto”
Ricerche su un giacimento archeologico e culturale dei Samnites Hirpini.
L’opera vede la luce con un pregevole volume edito da Sellino & Barra, e rientra in un vasto progetto editoriale di valorizzazione dell’Irpinia nei settori storico-archeoligico ed antropologico.
Il curatore del volume Giovanni Colonna – università “La Sapienza” – Roma .
I lavori saranno presieduti dal Prof. Adriano La Regina.
Sono previsti gli interventi di
Maria Luisa Nava – Soprintendente Archeologo province di Salerno e Avellino
Antonello Petrillo – università “Suor Orsola Benincasa” – Napoli.
Il volume offre un nuovo spaccato di saggi e studi sulla diffusione del Culto di Mefite-Aravina, è rappresenta una base inmportante per lo sviluppo turistico ed archeoligico di questo bacino archeologico dei popoli sanniti-irpini.
Complimenti alla Provincia e a quanti hanno contribuito alla riscoperta della Mefite.
E’ un appuntamento da non mancare.

Il Sub commissario Giuseppe Muollo
Il commissario straordinario Vincenzo Madonna
sabato 22 novembre 2008 ore 16,00
Complesso Culturale – Biblioteca Provinciale “S. e Giulio Capone
c.so Europa» 251 Avellino – Sala Penta
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Brochure invito della Provincia di Avellino – rendering santuario di Mefite

La Provincia di Avellino presenta l’atteso volume degli Atti de:”II culto della dea Mefite e la Valle d’Ansanto”Ricerche su un giacimento archeologico e culturale dei Samnites Hirpini.
L’opera vede la luce con un pregevole volume edito da Sellino & Barra, e rientra in un vasto progetto editoriale di valorizzazione dell’Irpinia nei settori storico-archeologico ed antropologico.Il curatore del volume Giovanni Colonna – università “La Sapienza” – Roma .I lavori saranno presieduti dal Prof. Adriano La Regina.

Sono previsti gli interventi di
Maria Luisa Nava – Soprintendente Archeologo province di Salerno e Avellino
Antonello Petrillo – università “Suor Orsola Benincasa” – Napoli.
Il volume offre un nuovo spaccato di saggi e studi sulla diffusione del Culto di Mefite-Aravina, è rappresenta una base inmportante per lo sviluppo turistico ed archeoligico di questo bacino archeologico dei popoli sanniti-irpini.
Complimenti alla Provincia e a quanti hanno contribuito alla riscoperta della Mefite.
E’ un appuntamento da non mancare.
Il Sub commissario Giuseppe Muollo
Il commissario straordinario Vincenzo Madonna
sabato 22 novembre 2008 ore 16,00
Complesso Culturale – Biblioteca Provinciale “S. e Giulio Caponec.so Europa» 251 Avellino
– Sala Penta

ll culto della dea Mefite e la Valle di Ansanto

Ricerche su un giacimento archeologico e culturale dei Samnites Hirpini a
cura di Alfonso Mele , Editrice Sellino & Barra, 2008.

Il prezioso volume degli atti del convegno è il frutto di un intenso lavoro del coodinatore Alfonso Mele, raccoglie quanto di più aggiornato sul culto della Dea Mefite nelle celebre Valle di Ansanto.
Il primo convegno fu tenuto ad Avellino-Villamanina – Rocca San Felice dal 18 al 20 ottobre 2002, si interessò delle ricerche su “un giacimento archeologico e culturale dei Samnites Hirpini,fu il primo convegno di studi e cultura e tradizioni delle popolazioni sannitiche.

Il volume di ottima fattura grafica e fotografica, curato dalla redazione composta da Antonella Canfora e Claudio Meo, con la veste tipografica prestigiosa ideata da Caterina Nudo , è il frutto anche dell’Editore Sellino& Barra, che da tempo ha intrapreso una sistematica campagna editoriale di promozione della Provincia di Avellino con edizioni di notevole spessore culturale e scientifico.

Va dato atto all’Amministrazione Provinciale e alla sua Presidente On.le Alberta De Simone, e all’Assessorato alla Cultura presieduto dal Prof. Francesco Barra il merito del completamento degli atti del convegno, che rientrava in un quadro sistematico della promozione della Provincia ormai assurta ad un ruolo di tutto rispetto nel campo scientifico e di promozione del territorio provinciale.

Il Volume vede la luce con l’Amministrazione Commissiarale che ha tenuto in debito contro dell valore documentale e scientifico del volume che viene presentato nella Sala Penta del Complesso Culturale della Provincia, sede del Museo Irpino e della Biblioteca Provinciale “S. e G. Capone”.

Non ci resta che salutare con viva soddisfazione l’evento del giorno 20 novembre 2008, dove alla presenza delle autorità provinciale e del mondo scientifico il peregevole volume degli atti sarà offerto al mondo della cultura, della scuola ed accademico. Considerato anche l’impegno finanziario sostenuto della Provincia di Avellino, si è voluto dare il giusto valore ad un giacimento culturale, archeologico, naturalistico che ha superato la dimensione nazionale. La Valle di Ansanto con il suo bimillenario culto della dea Mefite-Aravina (VII-III sec.) rappresenta un sicuro punto di riferimento per lo sviluppo e la rinascita delle zone interne.

Il volume presenta anche una suggestiva risoctruzione in rendering del sito archeologico con la ricostruzione computerizzata che si rifà ad schizzi ed appunti della campagna dis cavi degli anni ’50, diretti dai compianti Proff. Amedeo Maiuri e Oscar Onorato, con la partecipazione e competenza del caro D. Nicola Gambino, e i tanti contadini della Valle di Ansanto, in primis del cicerone della Mefite Federico Belfiore. Gli scavi pionieristici della Mefite, promossi dall’Amministrazione Provinciale, furono forieri del futuro della ricerca archeologica in Irpinia. Il prestigioso Museo Irpino con la Sala Santoli è uno dei giacimenti di grande spessore ma che necessita di ulteriori interventi di aggiornamento e di completamento. Nel corso del tempo alla straordinaria stagione di studi e di approfondimenti accademici non sempre è seguita un’altrettante attenzione per gli interventi di prosecuzione di scavi archeologici, che si auspica per investire nel futuro.
Gli atti trattano con acutezza gli argomenti del sito per l’aspetto de “ Le manifestazioni idrotermali e il culto della Dea Mefite (…) delineando il quadro geo-ambientale nel rapporto con gli insediamenti umani, curato da F. Ortolani e S. Pagliuca. Altro tema di grande fascino è stato trattato su “La Dea Mephitis: omologie e confronti, dove gli studiosi hanno trattato le omologie con i santuari di Mephitisi di Rossano di Vaglio tra lucani e romani, cur. Giovanna Greco, altro aspetto è stato quello nuovo di Mefitis a Pompei, di Filippo Coarelli. Paolo Procetti, ha fatto una brillante rivisitazione dopo vent’anni di Mefitis e A. L. Prosdocimi ha operato degliappunit e riflessioni tra Mefite in relazione con Rossano di Vaglio.
Il terzo settore è stato quello di “La mefite nella Valle di Ansanto con i contributi di F. Zevi, Annotazione sul culto di Mefite in ragione del sito la Valle di Ansanto, altro contributo è stato dato da A. Simonelli, con i nuovi documenti sulla tomba a camera. Ivan Rainini, invece si è soffermato su “L’area sacra della Dea Mefite e l’insediamenti vicano di S. Felicita, con studi di tipo topografico.
Molto significativo e di effetto sono le ricostruzioni virtuali del Santuario d’Ansanto a cura di Archigramma.

In questa sede si riafferma fortemente la salvaguardia dell’intera Valle di Ansanto, quale giacimento di interesse naturalistico,archeologico e storico di valore europeo, da tutelare con provvedimenti specifici e con piani europei di valorizzazione. Il sito è stato ampiamento messo in luce anche di recente dal critico d’arte Philippe Daverio nella puntanta di Passpartout con uno speciale sulle arti primitive nel mondo, dedicando ampio spazio nella sua rubrica citata.

Giovanni Orsogna
Box: 1

Dalla Presentazione del Prof. Francesco Barra già Assessore alla Cultura della Provincia di Avellino

Il volume che ho l’onore e il piacere di presentare raccoglie gli Atti del Convegno internazionale di studi su “Il culto della dea Mefite e la Valle di Ansanto” svoltosi nell’ottobre 2002. L’iniziativa fu promossa dall’Assessorato alla Cultura della Provincia – nella persona della dirigente dell’epoca, dottoressa Luisa Bocciero – con la collaborazione della Soprintendenza Archeologica di Falerno, Avellino e Benevento. Successivamente il nuovo dirigente prof. Filippo Doria, si fece carico di una paziente e complessa opera di contatto con i numerosi studiosi intervenuti, finalizzata all’acquisizione delle relative relazioni . Una volta completata la delicata fase dell’omologazione dei criteri editoriali e della preparazione per la stampa, ora l’opera è finalmente giunta alla pubblicazione.
Si tratta di un corposo e denso volume di grande formato, che raccoglie ben 25 relazioni di qualificatissimi studiosi-archeologi-storici-epigrafisti,etnografi italiani e stranieri, coordinti dal prof. Alfonso Miele, dell’Università “Federico II° di Napoli,

L’opera per la quale è stata predisposta un’adeguata veste grafica-arricchita di fotografie, rilievi e ricostruzioni ideali – , ricostruisce per la prima volta organicamente e interdisciplinariamente il culto della Dea Mefite nella Valle di Ansanto, delle caratteristiche naturali alle vicende storiche, , dalle evidenze archeologiche all’evoluzione cultuale. Ne risulta un quadro assai vasto e suggestivo, che ripropone all’attenzione della comunità scientifica internazionale lo straordinario ruolo della Valle di Ansanto nell’Italia antica. Risalta anche con forte evidenza il ruolo dell’Irpinia quale essenziale punto di incontro tra il mondo sannitico e quelli campano, greco, ed osco dell’ Itialia meridionale.
L’Amministrazione Provinciale di Avellino- che negli anni Cinquanta del XX secolo si fece promotrice delle prime e pionieristiche indagini archeologiche nella Valle di Ansanto, condotte dal bemerito prof. Oscar Onorato – , intende, con la pubblicazione di questo volume di assoluto rilievo scientifico, muoversi nella continuità di tale impegno, riaffermando il proprio ruolo nel campo della promozione della ricerca archeologica in Irpina.

F. Barra

novembre 9, 2008

Avellino serie dei Vescovi

Filed under: Avellino,Vescovi serie cronologica — giovanniorsogna @ 11:46 PM

Cronotassi dei Vescovi della Diocesi di Avellino

In questo breve saggio sulla cronotassi dei Vescovi della Diocesi di Avellino, i cui confini territoriali, nel corso dei secoli, hanno subito varie modifiche, fino a quella recentissima che ha visto aggregato anche il territorio dell’Abbazia nullius di Montevergine, è quanto mai opportuno includere anche i nomi dei vescovi non solo dell’antica Abellinum (vale a dire l’attuale Atripalda), ma anche quelli dell’altrettanto antica Aeclanum (poi detta Quintodecimo, oggi Mirabella Eclano) e di Frigento, la cui Diocesi fu aggregata a quella di Avellino a partire dagli inizi del XVI secolo.
Bisogna premettere che in Provincia di Avellino, caso unico in Italia, a parte alcuni Comuni che fanno capo a diocesi extra-provinciali quali Benevento, Salerno e Nola, sono sorte ben dodici sedi diocesane, di cui tre istituite in epoca imprecisabile, ma certamente tra il IV e il V secolo le prime due (Abellinum, Aeclanum e Compsa), una nel X secolo (Ariano Irpino), otto nel secolo XI (Bisaccia, Frigento, Lacedonia, Montemarano, Monteverde, Nusco, S. Angelo de’ Lombardi e Trevico).
Oggi le diocesi dell’Irpinia, a seguito di varie aggregazioni e soppressioni che si sono verificate in epoche diverse, a partire dal sec. XVI, sono soltanto tre: Avellino, Ariano Irpino – Lacedonia e Sant’Angelo de’ Lombardi – Conza – Nusco – Bisaccia. E’ il caso di precisare che tutti i territori delle diocesi soppresse, grosso modo, sono confluiti in quelle rimaste. Pertanto, buona parte del territorio della Diocesi di Frigento è confluito nella prima, quello della Diocesi di Trevico con la Baronia nella seconda e i territori delle Diocesi di Monteverde e di Montemarano nella terza.
Sono riportati in corsivo i nomi dei vescovi inventati o incerti, perché sono da considerare come tali anche se, fino alla metà del sec. XX, sono stati arbitrariamente inclusi nelle cronotassi proposte dai vari Autori che ne hanno trattato; sono numerati e riferiti in grassetto, invece, solo quelli storicamente sicuri.
E’ appena il caso di far osservare che, qualora compaiano vescovi innominati, comunque documentati, essi sono presentati come tali, senza escludere che possano essere identificati con i propri predecessori, se non si conosce la data della loro morte, o dei successori, se non è dato saperne la data di nomina.

I) Vescovi di Abellinum (secc. V-VI).
Circa la Diocesi di Abellinum, si ribadisce che non è dato sapere l’epoca della sua istituzione e dei suoi primi vescovi. Bisogna rilevare che gli storici del passato si sono sbizzarriti nel fare gratuite deduzioni suggerendo i nomi di vari vescovi; ma, di tutti essi, solo due risultano storicamente accertati.
Anonimo: Non è mai esistito; sarebbe stato vescovo di Abellinum durante il sec. I, subito dopo S. Sabino, considerato dal Bellabona e da altri, ma erroneamente, di nomina apostolica. Fino alla metà del II secolo, infatti, non vi furono vescovi in Italia, ad eccezione di quello di Roma, cioè del Papa.
Alessandro: Assegnato arbitrariamente dal Bellabona alla sede di Abellinum; ma sembra che sia stato vescovo di Forum Clodii, in Etruria.
S. Modestino: Patrono di Avellino e di Mercogliano. Purtroppo mancano notizie storiche sicure circa il suo episcopato e il martirio che sarebbe avvenuto intorno al 311; quelle esistenti risalgono ad una tradizione tardiva dovuta al vescovo Ruggiero (1215-42) e risultano spesso in contrasto con i dati storici accertati.
1) Timoteo: (…496-499…). Fu presente alle sedute di un sinodo indetto dal Papa Simmaco (498-514) negli anni indicati.
2) S. Sabino: (… 525-526 …). E’ ricordato in modo eloquente in due lunghe epigrafi dell’ipogeo della Chiesa di S. Ippolisto di Atripalda, di cui è Santo Patrono. E’ ormai accertato e anche accettato da parte dei ricercatori locali che, negli anni indicati, il Sabinus episcopus campanus, da identificare per una serie di ragioni con il Vescovo di Abellinum – come sostenuto dallo scrivente nonostante le tesi contrarie della tradizione storiografica di Canosa che hanno sempre preteso di identificarlo con l’omonimo loro vescovo coevo – abbia partecipato, col Papa S. Giovanni I (523-526) ed altri due vescovi, S. Ecclesio, di Ravenna, e S. Eusebio, di Fano, ad una missione a Costantinopoli pretesa dal Re Teodorico ed intesa a cercare di persuadere l’Imperatore Giustino ad essere meno intollerante nei riguardi degli Ariani ai quali aveva confiscato i luoghi di culto e vietato l’accesso alle cariche pubbliche. Non vi sono altre notizie circa la vita e la morte di questo santo vescovo.
S. Ormisda: Papa (514- 523).
S. Silverio: Papa (536-537). Nella metà del sec. XVII alcuni autori sostennero, senza alcun fondamento storico, che Ormisda e Silverio, rispettivamente padre e figlio, siano stati vescovi di Abellinum prima di essere eletti sommi pontefici; purtroppo la notizia fu ripetuta acriticamente anche da altri scrittori avellinesi, fino allo Zigarelli.
Giovannicio: Per un’errata lettura di un’epigrafe tuttora esistente nella Chiesa di Santa Maria della Natività di Ajello del Sabato, la tradizione storiografica avellinese, fino alla Scandone, ha fatto di questo prete, di nome Giovanni, morto all’età di 80 anni, un vescovo di Abellinum in carica tra il 520 e il 541, corrispondenti agli anni del suo presbiterato. La rettifica definitiva è dovuta a Mons. Nicola Gambino.

II) Vescovi della Diocesi di Aeclanum : (sec. IV – 535 …) e di Quintodecimo (!?):
Poiché la Diocesi di Aeclanum, poi detta Quintodecimo, fu ufficialmente soppressa intorno al 1060 e il suo territorio fu incorporato nella neo-istituita Diocesi di Frigento, – che a sua volta, agli inizi del sec. XVI, sarà aggregata ad Avellino – si riportano anche i nomi di alcuni vescovi di Aeclanum. Questa Diocesi, certamente istituita nel sec. IV, durò fino al sec. VI, un periodo durante il quale non fu aggregata alla sede presunta di Frigento, né fu da questa sostituita. Una prova eloquente che dimostra l’inconsistenza storica del trasferimento della sede diocesana da Aeclanum a Frigento nel V secolo, come viene sostenuto dai sostenitori della tradizione storiografica frigentina, credo che possa essere ricavata dal senso di un’importante epigrafe rinvenuta in località “Passo di Mirabella”: in essa viene fatto espresso riferimento alla Sancta Ecclesia aeclanensis e ad un suo “lettore” morto nel 494. Le espressioni usate sono chiaramente riferibili non ad una chiesa comune, ma soltanto ad una cattedrale. Durante l’epoca longobarda la Diocesi di Quintodecimo (nuovo nome di Aeclanum) viene ricordata più volte, ma non si conosce il nome di nessun vescovo; segno probabile che sarà stata – e, forse, continuamente – sede vacante.
1) Memorio: (…390 ? – 409…). Forse non fu il primo vescovo di Aeclanum, ma è certo che ricoprì tale ufficio e fu padre di Giuliano, suo famoso successore; aveva sposato Tizia, figlia di Emilio, Vescovo di Benevento. Godette dell’amicizia di S. Agostino e di S. Paolino da Nola.
2) Giuliano: ( 1416? – 418). Compare ancora come adolescente fornito di intelligenza brillante e con la carica di diacono nel 408, tanto che S. Agostino volle conoscerlo e ospitarlo a Cartagine. Fu nominato vescovo di Aeclanum da Papa Innocenzo I tra il 410 e il 416 e fu considerato subito fra i pensatori più acuti della Chiesa del suo tempo. Di animo generoso, donò tutti i suoi beni agli abitanti caduti in miseria dopo il sacco di Roma del 410 e l’invasione della Campania ad opera dei Vandali. Purtroppo aderì al movimento eretico pelagiano e pertanto fu scomunicato da papa Zosimo che lo depose dalla carica nel 418. Anche S. Agostino non esitò a condannare con veemenza la posizione eretica assunta da Giuliano d’Eclano, come veniva chiamato. Visse il resto della sua vita in esilio e morì in Sicilia nel 455.
3) Epifanio: (…435…) Nell’anno indicato il nome di Epifanio compare in un gruppo di cinque vescovi inviati dal Papa Agapito a Costantinopoli al fine di affrontare una controversia di natura teologica; gli altri vescovi erano Asterio di Salerno, Leone di Nola, Sabino di Canosa e Rustico di Fiesole.
– Aquilonio: Senza molta convinzione, questo nome viene proposto come ipotesi in un suo scritto da Raimondo Guarino dopo averlo ricavato da un’epigrafe.

III) Vescovi di Avellino: (…1053 – 1465).
Il 26 maggio 969 il Papa Giovanni XIII concesse a Landolfo I, vescovo di Benevento il titolo di arcivescovo ed elevò questa sede ad archidiocesi metropolita con ben dieci diocesi suffraganee. Avellino compare nell’elenco con Quintodecimo (l’antica Aeclanum), Ariano (Irpino), Alife, Ascoli (Satriano), Bovino, Larino, Sant’Agata (dei Goti), Telese e Volturara (Apula). Non è dato sapere, però, se in quell’anno Avellino sia stata anche sede plena, cioè se sia stato nominato subito un vescovo o meno, il quale sarebbe da considerare il primo della nuova serie dei vescovi di Avellino dei quali, però, fino al 1053, si ignorano i nomi.
3) Truppualdo: (… 1053 …). Documentato in un atto di donazione esistente nell’Archivio di Montevergine.
4) Goffredo: (…1059…). Con il titolo di episcopus avellanensis (leggasi avellinensis) risulta presente al Concilio Lateranense di quell’anno.
5) Pietro: (…+1068). Se ne parla indirettamente perché ricordato in un atto pubblico relativo ad alcuni suoi eredi, segno che era già morto; il documento è conservato nell’Archivio di Montevergine.
6) Innominato: (…1071…). Fu presente all’inaugurazione della Basilica di Montecassino che ebbe luogo il 1 ottobre del 1071.
7) Giovanni (I): (…1114-1126…). Fu lui che, nel 1126, per il governo del Santuario di Montevergine, concesse a S. Guglielmo e ai suoi successori l’esenzione dalla giurisdizione dei Vescovi di Avellino creando le premesse dell’Abbazia nullius dioecesis.
8) Roberto: (…1131-1133…). Confermò all’Abbazia di Montevergine l’esenzione precedente.
9) Vigilanzio: (…1145…). Il suo nome compare in un atto di donazione conservato nell’Archivio dell’Abbazia di Cava.
10) Guglielmo: (…1166-1207 …). Scoprì le reliquie di S. Modestino e le fece traslare nella Cattedrale di Avellino di cui portò a termine l’ampliamento, come si rilevava da un’epigrafe esistente sull’antico portale, poi rimosso; nel 1167 consacrò la Chiesa di S. Palerio a S. Martino Valle Caudina e nel 1182, con altri prelati, partecipò all’inaugurazione del Santuario di Montevergine, parimenti ampliato.
11) Ruggiero: (… 1215 – + 10 aprile 1242). Era nipote dell’Abate Pietro di Benevento e probabilmente canonico di quella cattedrale. Utilizzando la tradizione storiografica esistente, approntò una legenda di S. Modestino e compagni martiri. Ebbe una lunga vertenza con l’Arcivescovo di Salerno per i confini diocesani nel territorio serinese.
12) Giacomo: (?). Alquanto controverso il periodo del suo episcopato reale o presunto; sarebbe stato eletto dal Capitolo della Cattedrale, ma non sarebbe stato consacrato dall’Arcivescovo metropolita di Benevento.
13) Giovanni (II): (…1264-1268). Ricordato in alcuni atti a partire dal 1264, sarebbe stato costretto a rinunciare alla carica nel 1268 per essersi messo sotto la protezione di Manfredi. Secondo il Kamp, per il quale la sede avellinese rimase vacante dal 1268 al 20 aprile 1288, Giacomo risulta presente in alcuni attestati del 1277 e 1285, ma senza apparire più come titolare di una sede vescovile. Morì nel 1288.
14) Leonardo: (…1268-1277 (?)…). Vale quanto detto per Giacomo. Essendo Arcidiacono della Cattedrale di Avellino, fu eletto dal Capitolo, ma non sarebbe stato riconosciuto dall’Arcivescovo di Benevento. Si ricorda che fu un periodo storico tempestoso sia per la Chiesa che per il Regno di Napoli il cui dominio passava dalla dinastia sveva a quella angioina.
15) Benedetto: (20 aprile 1288 – +1294). Dal 1282 era vescovo di Bisaccia; fu traslato ad Avellino il 20 aprile 1288 e, dietro espressa richiesta del papa Niccolò IV, oltre a raggiungere un accordo con la Congregazione di Montevergine in merito alla questione delle rispettive giurisdizioni, svolse alcuni compiti delicati, quali una vertenza tra l’Arcivescovo di Salerno e i Frati Francescani locali; morì nel 1294.
16) Francesco: (8 aprile 1295 – +1310). Apparteneva all’Ordine dei Frati Minori Francescani; dopo essere stato Vescovo di Terracina dal 28 agosto 1273, fu traslato ad Avellino l’8 aprile del 1295. Anche lui dovette affrontare e sopire le discordie tra la Curia di Avellino e i Verginiani; dopo aver fatto, per ordine di Clemente V, un’indagine laboriosa sul comportamento dei Templari operanti in Italia meridionale, morì nel 1310.
17) Nicola (I): 15 febbraio1311 – 1324. Appartenente all’Ordine domenicano, era stato eletto da poco Vescovo titolare di Butrinto, in Epiro, quando fu chiamato ad Avellino dove sarebbe rimasto fino al 1324; non ci sono altre notizie in merito a questo vescovo.
18) Goffredo da Tufo: (1325-1326). Eletto vescovo di Avellino agli inizi del 1325, vi rimase solo un anno perché fu quasi subito trasferito alla sede di Tricarico, dove morì nel 1348..
19) Natimbene: (21 febbraio 1326 – 1333). Apparteneva all’Ordine di S. Agostino; eletto vescovo di Avellino, fu regio consigliere e familiare di Roberto d’Angiò, Re di Napoli (1309-1343). Riaprì la vertenza con i Verginiani e impose un nuovo accordo; tra il 1633 e gli inizi dell’anno seguente fu trasferito alla Diocesi di Trivento, dove morì nel 1344.
20) Nicola (II): (17 giugno 1334 – +1350). Domenicano, già Vescovo di Caminitza, nel Peloponneso; nel 1338 fu presente a Benevento per una ricognizione delle reliquie di S. Bartolomeo. Morì nel 1350.
21) Raimondo: (27 giugno 1351 – +1363). Appartenente all’Ordine dei Frati Minori Francescani; con lui iniziò la vertenza circa la dipendenza o meno della Chiesa di S. Ippolisto dal Capitolo della Cattedrale di Avellino. Sembra che sia morto nel 1363.
– Alberto Albertini: Sacerdote originario di Nola; è stato un errore di alcuni autori averlo inserito nell’elenco dei Vescovi di Avellino.
22) Nicola (III): (16 ottobre 1363 – +1391). Nativo di (Sorbo) Serpico e appartenente all’Ordine dei Frati Minori Francescani, fu nominato vescovo di Avellino nel 1363. Assistette inerme alle sopraffazioni di una banda di briganti che saccheggiò Avellino tra il 1373 e il 1374; rimase coinvolto nelle vicissitudini dello Scisma d’Occidente pur parteggiando per il papa legittimo Urbano VI (Bartolomeo Prignano, di Napoli). Morì nel 1391.
23) Matteo: (1° marzo1391 – +1422 o 1423). Era rettore della Chiesa di Santa Maria in San Mango sul Calore, quando fu nominato Vescovo di Avellino. Usò una grande prudenza nell’affrontare la questione della Chiesa di S. Ippolisto di cui gli Atripaldesi reclamavano la piena autonomia dal Capitolo cattedrale di Avellino; morì tra il 1422 e il 1423.
24) Francesco Palombo: (25 ottobre 1423 – 12 dicembre 1431). Era già Abate di S. Benedetto di Avellino quando fu nominato Vescovo di Avellino da Martino V; ebbe alcuni contrasti con i frati del monastero di provenienza; forse proprio per questo fu trasferito alla sede di Melfi dove morì nel 1437.
25) Fuccio: (10 febbraio 1432 – +1465). Era canonico della Cattedrale di Melfi quando fu eletto Vescovo di Avellino; ebbe un lungo episcopato non privo di eventi turbinosi quali l’assassinio di Ser Gianni Caracciolo, Conte di Avellino, il passaggio dagli Angioini agli Aragonesi sul trono di Napoli, la inveterata vertenza per l’autonomia della Chiesa di S. Ippolisto, la soppressione del Monastero di S. Benedetto, il sisma del 1456 che colpì buona parte del Meridione d’Italia. E’ certo che morì nel 1465.

IV) Vescovi della Diocesi di Frigento (Sec. V-IX; 1061-1465; 1465-1528).
A questo punto è necessario fare un breve riferimento ad una questione aperta dagli storici frigentini secondo i quali, a seguito della vicenda di Giuliano, Frigento, già nel V secolo, sarebbe stata scelta come sede diocesana in sostituzione di Aeclanum; qualcuno ritiene addirittura che sarebbe stata già sede vescovile alla quale fu aggregato il territorio diocesano di Aeclanum dopo la soppressione fatta per punizione. Ne sarebbe stato primo vescovo Marciano, il quale, eletto nel 441 da papa Leone Magno, sarebbe morto in concetto di santità nel 496. Le sue sacre reliquie, nel 839, per ordine del principe Sicario, sarebbero state fatte trasferire a Benevento. San Marciano viene festeggiato quale Patrono di Frigento alla data del 14 luglio.
Non vi sono prove storiche serie per accogliere le tesi degli storici frigentini; tuttavia resta inteso che la diocesi di Frigento risulta presente fra le suffraganee dell’Archidiocesi di Benevento sin dal 1061 e che le perplessità esposte non riguardano l’esistenza di un San Marciano, che potrebbe essere stato anche vescovo (probabilmente di Aeca, l’odierna Troia), ma soltanto l’esistenza della diocesi di Frigento nel V secolo. Il culto di questo santo, infatti, è sicuramente presente nel territorio frigentino sin dall’alto Medio Evo visto che risulta esistente presso una chiesa dedicata proprio a lui, come si rileva in un documento dell’Abbazia di S. Vincenzo al Volturno risalente al l 754.
– S. Marciano: (441-496). Si rinvia a quanto già detto sopra.
– Girolamo D’Arce: (sec. V). Alcuni imprecisati “antichi registri vaticani” sarebbero la fonte di questa notizia che, per ovvi motivi, non può essere considerata storica, anche perché questo vescovo sarebbe stato addirittura predecessore dello stesso S. Marciano.
– G.: (817-818). Un “G. Episcopus frequentinus” sarebbe stato presente ad un sinodo tenuto a Nola.
1) Innominato: (…1061…). Nel concilio provinciale di Benevento di quest’anno, tenuto dall’Arcivescovo Uldarico, era presente anche un Episcopus Frequentinensis; purtroppo non ne viene precisato il nome.
2) Engellino: (…1082…). Fu presente ad una donazione fatta per la SS. Trinità di Venosa, ma è documentato solo per quest’anno.
3) Giovanni (I): (… 1114 …). Presenzia all’atto di donazione di due chiese di Mirabella (S. Ermolao e S. Pantaleone) a favore dell’Abbazia di Cava.
4) Innominato: (…1119….). Fu presente alla traslazione delle reliquie di alcuni Santi, tra cui quelle di S. Marciano, avvenuta il 17 maggio di quest’anno nella chiesa cattedrale di Benevento.
5) Giovanni (II): (…1140-1145). Presente al rinvenimento del corpo di S. Prisco tra i ruderi di Quintodecimo nel 1140 e alle donazioni, fatte da Guglielmo Gesualdo, delle chiese di S. Croce di Frigento nel 1142 e di S. Quirico di Paternopoli nel 1145 a favore dell’Ordine cavense.
6) Martino (I): (…1146-1150…). Il nome di questo vescovo si ricava in particolare da una lamina incastonata sulla statua di S. Marciano della Chiesa madre di Taurasi consacrata nel 1150.
7) Giacquinto: (…1170-1182…). Nativo di Anagni. Come Vescovo di Frigento fu presente al Concilio Lateranense del 1179 e, ma senza essere espressamente nominato, alla consacrazione della nuova Chiesa di Montevergine nel 1182.
8) Agapito: (…1183-1197…). Era monaco cavense; risulta presente in varie azioni documentate tra gli anni indicati. Tra l’altro fece la donazione di due chiese di Taurasi (S. Barbato e S. Cataldo) a favore della sua Congregazione di provenienza.
– (Ugolino: 1185-1190). Riportato da qualcuno negli anni indicati risulterebbe coevo del vescovo precedente; il che non è conciliabile. Probabilmente è stato confuso con Engellino – chiamato anche Ugellino – di cui si è già parlato per il 1082.
9) Martino (II): (…1200…). Non vi sono notizie circa questo vescovo del quale è stato tramandato solo il nome.
10) Innominato: Fu presente al Concilio Lateranense del novembre 1215.
11) Giovanni (III): (… -1234). Proposto dalla tradizione storiografica locale per quest’anno, come ultimo del suo episcopato, apparentemente abbastanza lungo, sarebbe il primo di una serie di quattro vescovi, tutti aventi, curiosamente, il nome di Giovanni.
12) Giovanni (IV): (1234 – 1239). Figlio di Giacomo, giudice di Frigento, ed egli stesso giudice, si fece nominare, prima, suddiacono e, in seguito, canonico della Cattedrale; quindi fu eletto vescovo dal popolo; ma non fu mai riconosciuto dalle Autorità romane che presero provvedimenti definitivi contrari alla nomina nel 1239. Per alcune notizie pubblicate dall’Eubel e dal Kamp, è stato possibile stabilire una vacanza delle sede nel marzo del 1239 e la successione di due altri vescovi, aventi, come anticipato, pure il nome di Giovanni.
13) Giovanni (V): (1239-1252). Il 21 maggio del 1239 il Papa Gregorio IX, non confermando la elezione del predecessore Giovanni, provvide alla nomina di questo vescovo che terminerà i suoi giorni nel 1252.
14) Giovanni (VI): (1252-1254). Era arciprete di Benevento quando il Papa Innocenzo IV, l’8 settembre 1252, autorizzò l’Arcivescovo di Benevento Ugolino ad eleggerlo alla cattedra di Frigento se lo avesse ritenuto all’altezza del compito.
15) Giacomo (I) di Aquaputida: (3 novembre 1254 – 4 febbraio 1256). Era nativo di Aquaputida, vale a dire l’attuale Mirabella Eclano. Dopo essere stato eletto, fu raccomandato dal papa all’arcivescovo di Benevento Romano Capodiferro affinché lo consacrasse. Restò in carica poco più di un anno perché fu costretto ad andare in Sicilia a causa dell’imperversare della lotta tra i seguaci di Manfredi e quelli del Papa. Essendosi dichiarato a favore del sommo pontefice, questi lo raccomandò al Vescovo di Siracusa
16) B. : (1256-1258…). Se ne conosce solo l’iniziale del nome. Nel 1258 questo Vescovo ebbe da parte di Manfredi (forse captatio benevolentiae) il titolo di Conte di Quintodecimo, che poi fu tramandato ai Vescovi di Avellino e Frigento.
17) I. : (…1 maggio 1261…). Questo vescovo di cui è dato conoscere solo la lettera iniziale partecipò alla consacrazione della Chiesa di Materdomini di Nocera. Durante la lotta tra i seguaci degli Svevi e l’esercito papalino ci fu una grande confusione per cui si sa ben poco di quel periodo. E’ certo solo che tra il 1272 e il 1273 la sede era vacante.
18) Innominato: (…1294-1302). Non si esclude che possa essere identificato con il suo successore.
19) Gentile: (…1302-1307). Gentile era nativo della stessa Frigento e compare presente in più atti, soprattutto per l’anno 1302. Fu protetto anche dal Re Carlo II d’Angiò.
20) Ruggero d’Arminio Monforte: (18 aprile 1307 – 1° agosto 1319). Appartenente alla nobile ed antica famiglia di Avellino, fu eletto vescovo di Frigento dal popolo che lo preferì a Nicola, allora arcidiacono della cattedrale. Fu regolarmente confermato e consacrato, come da breve pontificio indirizzato dal Papa al Vescovo di Boiano. Morì assassinato per mano di Ruggero di Bonito, cavaliere della Diocesi di Ariano.
21) Nicola (I): (…1334-1342). Come detto prima, era l’arcidiacono della cattedrale quando fu in competizione con il suo predecessore. Gli si riconosce il merito di aver fondato il monastero dei Celestini a Gesualdo. Morì il 1342.
22) Pietro: (1342-1348). Era canonico e notaio del Capitolo della Cattedrale di Benevento quando fu eletto Vescovo di Frigento, come risulta da un atto del 24 gennaio 1343. Resse la Diocesi fino al 1348.
23) Cristiano: (…1348). Era già vescovo di Civitate, in Capitanata, quando fu trasferito alla sede di Frigento, dove, però, morì lo stesso anno.
24) Eustachio: (10 dicembre 1348 – 1369). Figlio del nobile Nicolai della Riccia (Campobasso), era appartenente all’Ordine degli Eremitani di S. Agostino. Il 15 febbraio 1350 era presente all’aggregazione della chiesa di S. Pietro di Sala di Montefusco alla Cappella di S. Bartolomeo, poi diventata collegiata. Governò la diocesi fino alla morte. A Frigento fece costruire la chiesa di S. Pietro.
25) Giacomo (II): (16 gennaio 1370 – 1374). Appartenente ad un ordine religioso, era già vescovo di Ariano quando fu trasferito alla sede di Frigento; qui rimase in carica fino al 1374 perché fu presente ad un Concilio provinciale di Benevento presieduto dal metropolita Ugone.
26) Nicola (II): (1374-1398). Proveniva dalla Diocesi di Sorrento; fece costruire una chiesa in onore di S. Antonio, poi andata completamente distrutta.
27) Marciano: (1398-1405). Da qualcuno detto Martino, resse la diocesi per un settennio, fino alla morte. Incorse in una censura ecclesiastica per non aver versato delle imposte.
28) Giovanni Caracciolo: (27 aprile 1405 – 1424). Discendente dalla nobile famiglia napoletana e fratello del più noto cardinale Corrado Caracciolo, era canonico della Cattedrale di Napoli quando fu eletto alla sede frigentina. Fece costruire la Chiesa di S. Giovanni a Frigento. Dotto giureconsulto e incaricato presso vari uffici, si trovava a Roma quando morì nel 1424.
29) Gaspare: (16 agosto 1424 – 1455). Monaco benedettino e abate del monastero di S. Eremo di Montesterile, in diocesi di Perugia. Dopo aver rinunciato alla sede di Foligno, accettò la nomina per quella di Frigento. Morì in sede.
30) Battista de Ventura: (12 settembre 1455-1465; +1492). Canonico napoletano fu eletto vescovo di Frigento. Il 10 maggio 1465, a seguito della morte di Fuccio, ebbe anche la nomina di Vescovo di Avellino; pertanto le sedi diocesane furono unite aeque principaliter. Per altre notizie su questo vescovo di Frigento e due suoi successori si rinvia al paragrafo seguente riguardante le sedi di Avellino e Frigento.
31) Gabriele Setario: (… 1510 …).
32) Arcangelo Madrigano: 1520-1528.

V) Vescovi di Avellino e Frigento (1465-1544).
26) Battista de Ventura: (9 maggio 1465 – 1492). Era già Vescovo di Frigento da dieci anni quando fu nominato Vescovo di Avellino con bolla pontificia del 10 maggio 1465; con bolla successiva del 20 maggio le due sedi diocesane furono unificate sotto lo stesso vescovo. Si ricorda solo che fece restaurare il Palazzo vescovile rimasto gravemente danneggiato per il terremoto del 1456 e che morì nel 1492.
27) Antonio De Pirro: (8 ottobre 1492 – 1503). Da Castellaneta, dove era stato nominato sin dal 1477, questo vescovo fu traslato alla sede di Avellino e Frigento; giureconsulto stimato, egli ebbe dal Re di Napoli Federico d’Aragona l’incarico di ambasciatore in Ungheria e, poi, quando il Re fu deposto il 2 agosto del 1501, lo seguì come cappellano di corte in Francia, dove morì tra il 1502 e il 1503.
28) Antonio De Caro: (1503 – 27 ottobre 1507). Nato a Bari intorno al 1449 fu nominato Vescovo di Avellino e Frigento nel 1503. Previo probabile accordo con il Vescovo di Nardò, Gabriele Setario, chiese ed ottenne, il 27 ottobre del 1507, di essere trasferito nella famosa sede salentina, dove morì nel 1517.
29) Gabriele Setario: (1507-1510). Alla stessa data della traslazione del vescovo predecessore, Gabriele Setario passò alla sede di Avellino e Frigento. Nel 1510 preferì ritenere la sola Diocesi di Frigento e rinunciò ad Avellino che venne contemporaneamente assegnata al nipote Giovan Francesco Setario; il patto fu che, alla morte di uno dei due, le due diocesi sarebbero ritornate sotto il governo del vescovo superstite. Morto Gabriele, infatti, probabilmente agli inizi del 1510, anche la Diocesi di Frigento venne assegnata a Giovanni Francesco Setario.
30) Giovanni Francesco Setario: (11 gennaio 1511 – 1516). Governò la sede di Avellino e Frigento per solo sei anni perché morì nel 1516.
31) Arcangelo Madrignano: (18 agosto 1516 – 28 marzo 1520). Era milanese e fu nominato Vescovo di Avellino e Frigento il 18 agosto del 1516. Con lui si verificò un caso analogo a quello dei due predecessori. Dopo aver partecipato al Concilio Lateranense del 1518, convocato per la guerra contro i Turchi, ritenne per sé la sola Diocesi di Frigento e per quella di Avellino fece nominare Silvio Medaglia.
32) Silvio Messaglia: (28 marzo 1520 – 1544). Religioso cistercense di Chiaravalle Milanese. Il 28 marzo 1520 fu nominato Vescovo di Avellino per volere di Arcangelo Madrignano che vi aveva rinunciato; morto quest’ultimo quale Vescovo di Frigento, egli riunificò sotto il suo governo le due diocesi, cosa che durò fino alla sua morte avvenuta nel 1544. Nel 1528, dopo una lunga permanenza a Roma, entrò nel Vicereame a seguito di Lautrec; sorpreso a pranzo con alcuni ufficiali francesi, fu fatto prigioniero da una banda di soldati spagnoli che lo liberarono solo dietro il pagamento di un forte riscatto.
L’unione aeque principaliter delle due Diocesi di Avellino e Frigento era ormai un fatto irreversibile e durò fino al 1818 quando la seconda fu definitivamente soppressa.

VI) Vescovi di Avellino e Frigento (1544 – 1818).
33) Geronimo Albertini: (19 gennaio 1545 – 1548). Nato a Nola nel 1492 da una famiglia cospicua, ebbe la nomina con bolla di Papa Paolo III del 19 gennaio 1545. Eppure, come annota lo Scandone, “non apparteneva al clero né secolare, né regolare. Vedovo, di costumi illibati, aveva figliuoli e figliuole; esercitava a Napoli l’ufficio altissimo di Presidente della Regia Camera della Sommaria”. Caso unico, non solo perché era un laico, ma anche perché non fu mai consacrato, rimase semplicemente “un vescovo eletto”, molto probabilmente allo scopo di trasmettere al proprio nipote la successione alla stessa carica alla quale rinunciò alla fine del 1548.
34) Ascanio Albertini: (10 maggio 1549 – 1580). Fu nominato con bolla del Papa Paolo III e sollecitamente consacrato; preso possesso delle due diocesi unite cominciò a svolgere un’intensa attività pastorale tanto da poterlo fare considerare uno dei migliori vescovi della serie: si prodigò per l’erezione del Seminario vescovile già nel 1567, favorì l’apertura delle Case degli Agostiniani, dei Cappuccini e degli stessi Verginiani e fece restaurare la Cattedrale; si premurò, infine, di ottenere l’imprimatur per la pubblicazione dell’Ufficio di S. Modestino, anche se l’opera non si realizzò per la sua morte sopravvenuta nel 1580.
35) Pietrantonio Vicedomini: (4 novembre 1580 – 1591). Già eletto Vescovo di S. Angelo dei Lombardi nel 1574, fu trasferito alla sede di Avellino nel 1580. Viene ricordato per avere definitivamente risolto la secolare vertenza relativa all’autonomia della Chiesa di Sant’Ippolisto la quale, liberata dalla pretesa giurisdizione del Capitolo della Cattedrale di Avellino, passava sotto il giuspatronato dell’Università di Atripalda che si impegnava a restaurarle ed ampliarla oltre a garantirne la manutenzione. Rinunciò all’ufficio per motivi di salute nel 1591.
36) Fulvio Passerini: (21 giugno 1591 – 19 aprile 1599). Nato a Cortona intorno al 1549, fu eletto vescovo di Avellino quando era ancora diacono, ma già laureato in utroque jure e autore di un importante manuale giuridico. Tra i suoi meriti va ricordata la costituzione di una Collegiata nella Chiesa di S. Ippolisto di Atripalda. Trasferito alla sede di Pistoia nel 1599, vi morì l’11 dicembre dello stesso anno.
37) Tommaso Vannini: (21 maggio 1599 – 5 maggio 1609). Nato a Cortona, come il predecessore, intorno al 1544, era pure lui laureato, non solo in utroque jure, ma anche in Teologia. In Avellino favorì sia il monastero femminile del Carmine che la costruzione del Convento dei Domenicani, dedicato all’Annunziata. Morì in sede alla data indicata.
38) Muzio Cinquini: (10 giugno 1609 – 15 dicembre 1625). Nato a Roma verso il 1556, si laureò in diritto canonico e civile; era Canonico della Basilica Liberiana quando fu nominato Vescovo di Avellino e Frigento. Come dice il Mongelli, “nel suo governo pastorale, favorì gli ordini religiosi di Avellino aiutando la ricostruzione del convento di S. Francesco, il restauro di quello dei Cappuccini, e il monastero dei Verginiani. Affidò ai Fatebenefratelli l’ospedale della città. Promosse il culto di S. Sabino, dopo aver eseguito una ricognizione canonica delle sacre reliquie che si conservano nell’ipogeo della chiesa di S. Ippolisto di Atripalda”. Rinunciò alla sede il 15 dicembre 1625 e morì in Roma il 10 aprile 1627.
39) Bartolomeo Giustiniani: (9 febbraio 1626 – 24 aprile 1653). Nato nell’isola di Scio il 15 novembre 1585 da famiglia patrizia genovese, studiò a Roma alla Sapienza. Ebbe rapporti difficili con tutti, autorità civili e Ordini religiosi, e ricorse spesso all’arma della scomunica. Promosse opportune riparazioni alla Cattedrale di Avellino e fece restaurare l’episcopio nonché le Specus martyrum nell’ipogeo di S. Ippolisto. Morì in Avellino.
40) Lorenzo Pollicini: (10 novembre 1653 – 7 luglio 1656). Nato a Bologna il 9 agosto 1603 e laureato in utroque jure, dopo essere diventato canonico della cattedrale di Bologna, fu nominato avvocato della Sacra Rota e Vicario apostolico della Badia di Nonantola. Nominato vescovo di Avellino e Frigento si mise subito d’impegno per migliorare i costumi del clero. Favorì il Conservatorio dell’Immacolata Concezione fondato dai fratelli Imbimbo. Si prodigò a favore degli appestati del 1656 e ne rimase contagiato; morì il 7 luglio di quel terribile anno.
41) Tommaso Brancaccio: (16 ottobre 1656 – 19 agosto 1669). Nato a Napoli nel 1626 da un ramo dell’antica e nobile famiglia, in cui non mancarono affatto i prelati, quando fu promosso vescovo di Avellino venne subito in contrasto con i rappresentanti delle autorità civili; sono comunque rimaste lodevoli le sue iniziative in merito ai tre sinodi che indisse durante il periodo del suo episcopato. Trasferito alla sede di Nardò, vi morì il 29 aprile 1677.
42) Gio: Battista Lanfranchi: (30 giugno 1670 – 3 gennaio 1673). Napoletano di origine, era entrato nell’Ordine dei Teatini. Nominato vescovo, anche lui avvertì il bisogno di celebrare due sinodi anche se il suo episcopato fu breve; morì il 3 gennaio 1673.
43) Carlo Pellegrini: (13 marzo 1673 – 6 maggio 1678). Nato a Castrovillari (Cosenza) nel 1614, si era laureato in utroque jure per cui fu nominato vicario generale in alcune diocesi; fu anche docente di Teologia e coltivò gli studi pubblicando più di un’opera. Da vescovo di Avellino e Frigento celebrò due sinodi; morì ad Avellino agli inizi di maggio del 1678.
44) Francesco Scannagatta: (12 giugno 1679 – 18 marzo 1700). Nato a Dongo (Como) nel 1633, si laureò in sacra teologia e in utroque jure. Dopo aver svolto alcuni incarichi di prestigio, fu nominato vescovo di Avellino e Frigento. Il suo episcopato fu denso di attività tanto che tenne ben dodici sinodi e restaurò sia la cattedrale che altre chiese della diocesi. Morì il 18 marzo del 1700 dopo aver fatto un lascito di circa 15 mila ducati a favore dei poveri e delle opere pie.
45) Emanuele Cicatelli: (28 maggio 1700 – 17 dicembre 1703). Era nato a S. Antimo (Napoli) il 15 febbraio 1651; ordinato sacerdote e laureatosi sia in utroque jure che in sacra teologia, fu predicatore di grido e si dedicò all’insegnamento universitario. Era canonico della Cattedrale di Napoli quando fu nominato Vescovo di Avellino, ma il suo episcopato durò troppo poco perché morì alla fine del 1703.
46) Pietro Alessandro Procaccini: (15 dicembre 1704 – 9 giugno 1722). Di origine abruzzese era nato il 22 luglio 1656. Ordinato sacerdote e laureatosi in utroque jure e in sacra teologia, fu subito prescelto quale vicario generale, prima a Penne, e poi in altre diocesi. Fu nominato vescovo di Ripatransone nel 1695 da dove fu trasferito ad Avellino. Fu molto attivo, tanto che celebrò ben 15 sinodi per migliorare i costumi del clero; provvide anche al restauro del seminario vescovile e di alcune chiese. Morì in sede.
47) Francesco Antonio Finy: (6 luglio 1722 – 20 dicembre 1724). Nacque a Minervino il 6 maggio 1669; ordinato sacerdote nel 1692, fu nominato vescovo di Avellino e Frigento nel luglio del 1722; fu consacrato l’anno successivo dall’Arcivescovo di Benevento, il Card. Vincenzo Maria Orsini. Rinunciò alla sede nel 1724 perché fu nominato vescovo metropolita di Damasco; non senza motivo il 9 dicembre 1726, lo stesso Orsini, diventato papa Benedetto XIII, lo nominò cardinale. In questa veste non si dimenticò della sede di Avellino perché, oltre a donare un artistico e ricco calice, contribuì alle spese per la riparazione della Cattedrale dopo il terremoto del 1732.
48) Cherubino Tommaso Nobilione: (31 luglio 1726 – 9 dicembre 1726). Non prese mai possesso della sede perché fece uno scambio con Gio: Paolo Torti Rogadei, Vescovo di Andria, che passava ad Avellino. Il Nobilione era nato a Sorrento il 22 novembre 1668; entrato nell’Ordine dei Domenicani e ordinato sacerdote nel 1692, dopo la nomina e la consacrazione vescovile, prese direttamente possesso di Andria dove rimase fino al 1743 quando rinunciò per ritirarsi a Napoli dove morì nel 1757.
49) Giovanni Paolo Torti Rogadei: (9 dicembre 1726 – 19 agosto 1742). Era nato ad Ospedaletto d’Alpinolo il 22 aprile 1668; entrato nella Congregazione dei Verginiani, ricevette l’ordinazione sacerdotale nel 1692. Dopo essere stato lettore di filosofia e teologia nei vari monasteri dell’Ordine, nel 1702 fu eletto Abate generale di Montevergine. Nel 1718 fu nominato Vescovo di Andria da dove chiese ed ottenne di essere trasferito ad Avellino. Ebbe cura di riordinare l’amministrazione dei beni delle chiese della diocesi e contribuì ai restauri della cattedrale. Morì nel 1642 e fu sepolto nel Santuario di Montevergine.
50) Antonio Maria Carafa: (24 settembre 1742 – 4 maggio 1745). Era nato a Somma Vesuviana il 1° gennaio 1682; entrato nell’Ordine dei Teatini, fu ordinato nel 1706. Nominato vescovo di Avellino e Frigento, oltre alla celebrazione di un sinodo, ebbe cura soprattutto del Seminario e della Cattedrale. Morì a Napoli il maggio 1745 e fu sepolto nella Chiesa di S. Paolo Maggiore.
51) Felice Leone: (19 luglio 1745 – 9 luglio 1754). Era nato a Giovinazzo il 14 luglio 1677; entrato nell’Ordine degli Agostiniani, fu ordinato il 26 luglio 1700. Era Padre generale del suo Ordine quando ebbe la nomina a vescovo di Avellino e Frigento. Non senza motivo favorì a suo spese la ricostruzione del convento degli Agostiniani in Avellino, dove poi stabilì di essere sepolto. Con provvedimento del 7 giugno 1753 ridusse il numero delle parrocchie di Avellino da 10 a 3, vale a dire: la Cattedrale, S. Maria di Costantinopoli e la SS. Trinità. Nel 1748 promosse un sinodo con sedute distinte in Avellino e a Frigento non mancando di pubblicarne gli atti apparsi l’anno dopo. Morì ad Ischia dove si trovava per cure.
52) Benedetto Latilla: (16 dicembre 1754 – 29 febbraio 1760). Nacque a Napoli il 20 giugno 1710; entrato tra i Canonici Regolari Lateranensi, ebbe l’ordinazione nel 1733 divenendo, successivamente, Abate generale. Molto apprezzato negli ambienti della corte di Carlo III di Borbone, fu docente di Teologia presso l’Università di Napoli. Ad Avellino fece ricostruire la Chiesa di S. Maria di Costantinopoli ed istituì alcuni Monti frumentari. Rinunciò alla sede, ma fu comunque promosso arcivescovo titolare di Mira, in Licia. Morì a Napoli il 28 dicembre 1767 senza dimenticarsi di Avellino alla cui mensa vescovile lasciò 3.000 ducati a scopo di beneficenza.
53) Gioacchino Martinez: (21 aprile 1760 – 21 febbraio 1782). Nato a Sant’Angelo a Fasanella (Salerno) il 23 febbraio 1708, era stato vicario generale in varie diocesi prima di essere nominato vescovo di Avellino e Frigento. Tra i suoi meriti si ricordano la creazione della piazza davanti al Duomo con la costruzione della scalinata, l’ampliamento del Seminario e dell’episcopio e, soprattutto, le opere di carità durante la carestia del 1764 alla quale fece seguito una terribile epidemia. Procedette anche all’incoronazione dell’Immagine di S. Maria di Costantinopoli. Morì a Napoli dove era andato per cure.
54) Sebastiano De Rosa: (26 marzo 1792 – 14 maggio 1810). Nato ad Arzano il 25 gennaio 1729, fu ordinato sacerdote nel 1752 dopo essersi laureato in utroque jure. Il 13 novembre 1775 era stato nominato vescovo di Ischia da dove fu trasferito ad Avellino, sede bisognosa di cure particolari perché rimasta vacante per ben dieci anni. Si trovò a vivere il triste periodo della Rivoluzione Napoletana del 1799, della successiva restaurazione, del terremoto del 1805 e della prima parte del Decennio napoleonico con le note riforme, ivi comprese la soppressione di alcuni ordini religiosi e l’appropriazione dei beni della Chiesa da parte dello Stato. Morì in sede il 14 maggio 1810.

VII) Vescovi di Avellino (1818-2005 …).
Col Concordato tra la Santa Sede e il Regno di Napoli del 27 giugno 1818, la Diocesi di Frigento fu definitivamente soppressa e l’intero suo territorio fu assegnato alla Diocesi di Avellino.
55) Domenico Novi Ciavarria: (6 aprile 1818 – 4 maggio 1841). Nato a Napoli il 24 novembre 1764 ed ivi ordinato sacerdote il 20 dicembre 1788, fu nominato e consacrato Vescovo di Avellino e Frigento nell’aprile del 1818. I moti del 1820-21 certamente non favorirono la sua azione episcopale. Tra gli episodi di rilievo si ricorda soltanto la benedizione del cimitero di Avellino avvenuta il 4 dicembre 1838. Morì a Napoli nel 1841.
56) Giuseppe Palma: (3 aprile 1843 – 12 ottobre 1843). Nato a Vieste (Foggia) il 24 giugno 1774, vestì presto l’abito dei Padri Carmelitani venendo ordinato il 22 settembre 1798; fu eletto anche Procuratore generale del suo Ordine. Appena nominato Vescovo di Avellino, diede subito prova della sua alacrità; purtroppo era di salute cagionevole e se ne morì lo stesso anno mentre si trovava a Frigento.
57) Giuseppe Maria Maniscalco: (17 giugno 1844 – 17 aprile 1854). Nacque ad Alessandria della Rocca (Agrigento) il 2 giugno 1783; vestì l’abito dei Frati Minori e fu ordinato il 7 giugno 1807. Nominato Vescovo di Avellino, si diede da fare per portare subito a termine i lavori di restauro della Cattedrale che fu riaperta al culto il 22 giugno 1845. Si mostrò abbastanza attivo durante tutto il suo episcopato e, tra l’altro, favorì la presenza in Avellino della Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli presso l’Ospedale di Avellino. Nel 1854 fu trasferito alla sede di Caltagirone dove morì il 10 aprile 1855.
58) Francesco Gallo: (23 marzo 1855 – 16 settembre 1896). Nato a Torre Annunziata il 2 febbraio 1810, fu ordinato sacerdote il 15 marzo 1834. Trovatosi a governare la diocesi in pieno periodo risorgimentale, il suo episcopato fu uno dei più contrastati da parte delle Autorità civili che non esitarono ad arrestarlo e a mandarlo in esilio a Torino dove rimase dal 1861 al 1866. Ciò nonostante, riuscì anche ad essere molto attivo e a guadagnarsi giustamente dei meriti: portò a termine definitivamente tutti i lavori ancora sospesi della Cattedrale, favorì l’istituzione del Convento delle Suore Stigmatine ospitandole nell’edificio di Monserrato e promosse molte opere di assistenza e di carità. Per i suoi meriti Papa Leone XIII gli concesse l’uso personale del pallio.
59) Serafino Angelini: (30 novembre 1896 – 4 febbraio 1908). Nato a Carsoli (L’Aquila) il 30 agosto 1848, fu ordinato sacerdote il 21 marzo 1874. Era rettore del Seminario dei Marsi, nonché docente di teologia dogmatica e morale quando fu nominato vescovo di Anglona e Tursi nel giugno del 1893. Tre anni dopo fu trasferito ad Avellino dove si distinte per aver favorito la catechesi e l’associazionismo dei cattolici; fece in modo che le “Dame di Carità” operassero in Avellino e iniziò la pubblicazione del “Bollettino mensile della Curia vescovile di Avellino”. Morì in sede alla data indicata.
60) Giuseppe Padula: (… febbraio 1908 – 18 novembre 1928). Nacque a Potenza il 22 marzo 1842 e, ancor giovane, consegui la laurea in sacra teologia; fu docente di filosofia e teologia nel Seminario di Anglona e Tursi per trent’anni. Nel marzo del 1898 fu nominato Vescovo di Bovino da dove fu trasferito ad Avellino. Qui si distinse per la sua cultura, il suo insegnamento e la modestia. Aveva già rinunciato all’episcopato per motivi di salute quando fu colto dalla morte.
61) Francesco Petronelli: (18 gennaio 1928 – 25 maggio 1939). Era nato a Lecce il 26 luglio 1880. Durante il suo governo della diocesi si mostrò attento e mai disponibile a cedere determinate prerogative proprie della Chiesa, quali l’educazione, l’istruzione e l’associazionismo dei giovani cattolici, che venivano continuamente contrastate dalle Autorità civili. Nel 1930-31 promosse un Congresso Eucaristico Diocesano e nel 1838 un Congresso Catechistico che ebbe un certo successo. Trasferito all’Archidiocesi di Trani, morì in questa sede nel 1947.
62) Guido Luigi Bentivoglio: (27 luglio 1939 – 1949). Nato a Viterbo il 22 maggio 1899, nel 1915 vestì l’abito dei Cistercensi; fu ordinato sacerdote il 10 giugno 1922 e, nel 1924, si laureò in Diritto canonico all’Istituto “Angelico” di Roma. Il suo episcopato coincise con il lungo periodo della II Guerra mondiale che desolò anche Avellino; lo stesso vescovo rimase ferito durante un bombardamento che causò molte vittime. Per l’assistenza fornita ai bisognosi il Comune di Avellino gli conferì la cittadinanza onoraria. Nel 1949 fu trasferito alla sede di Catania.
63) Gioacchino Pedicini: (22 novembre 1949 – 10 giugno 1967). Nato a Foglianise (Benevento) l’8 aprile 1883, ebbe l’ordinazione sacerdotale il 25 maggio 1907. Terziario francescano, dal 1910 fu parroco nel paese natale e poi, nel 1931, canonico della Cattedrale di Benevento; era stato anche cappellano militare durante la I Guerra mondiale. L’8 agosto 1939 fu nominato Vescovo di Ariano Irpino da dove, dieci anni dopo, fu trasferito alla sede di Avellino. Ebbe cura particolare dell’andamento del Seminario e partecipò attivamente al Concilio Vaticano II. Si dimise per aver raggiunto i limiti di età ed allora ebbe il titolo di Vescovo di Mizici. Tornato a Foglianise, vi rimase fino al 1974 quando si trasferì ad Ajello del Sabato dove morì il 14 gennaio 1980.
64) Pasquale Venezia: (2 giugno 1967 – 28 febbraio 1987). Nato ad Avellino il 4 giugno 1911, fu ordinato sacerdote il 21 dicembre 1935. Era parroco della Chiesa di S. Francesco d’Assisi al Borgo Ferrovia di Avellino quando fu nominato Vescovo di Ariano l’11 febbraio 1951; da qui fu poi trasferito ad Avellino dove rimase vent’anni non privi di sue iniziative, ma anche di emergenze, come si capisce se si pensa ai danni morali e materiali subiti a seguito del sisma del 1980. Mons. Venezia si dimise per raggiunti limiti di età e si ritirò a Rocca Priora (Roma) dove è morto 27 aprile 1991.
65) Gerardo Pierro: (28 febbraio 1987 – 25 maggio 1992). Nato a Mercato Sanseverino il 26 aprile 1935, fu ordinato sacerdote il 21 dicembre 1957. Il 26 giugno 1987 fu promosso Vescovo di Tursi Lagonegro; da qui fu trasferito alla sede di Avellino dove è rimasto per poco più di un lustro essendo stato promosso all’Archidiocesi di Salerno dove si trova tuttora.
66) Antonio Forte: (20 febbraio 1993 – 2005) Nato a Polla (Salerno) il 9 luglio 1928, vestì l’abito dei Frati Minori francescani presso i quali ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 25 febbraio 1951. Dopo essere stato Definitore, Vicario e Ministro provinciale nell’ambito del suo Ordine, l’11 giugno 1988 fu promosso Vescovo di Ariano Irpino da dove, il 20 febbraio 1993, è stato trasferito alla sede di Avellino. Ha rinunciato per aver raggiunto i limiti di età nel 2003 e ha retto la Diocesi in qualità di Amministratore apostolico fino al 14 maggio del 2005, vigilia dell’ingresso del suo successore. Si è ritirato nel Convento di S. Francesco di Bracigliano.
67) Francesco Marino: (15 gennaio 2005 – …). Mons. Francesco Marino, attuale Ordinario, è nato a Cesa (Caserta) il 24 novembre 1955. Dopo aver conseguito la maturità classica e il baccalaureato in Sacra Teologia, è stato ordinato sacerdote nella Cattedrale di Aversa il 6 ottobre 1979. Ha frequentato sia i corsi della Facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università di Napoli che di Teologia dogmatica alla Facoltà Teologica di Posillipo, specializzandosi a Monaco e laureandosi, nel 1997, con uno studio sull’ecclesiologia di Heribert Muhlen, poi dato alle stampe. Dopo essere stato docente presso il Seminario regionale e Scuole statali ed aver svolto la sua opera di parroco in varie chiese della Diocesi di Aversa, nonché ricoperto vari incarichi di rilievo, eletto Vescovo di Avellino nel 2004, ha preso possesso della Diocesi il 15 gennaio dell’anno corrente.

Serie dei Vescovi di S. Angelo dei Lombardi

Filed under: S. angelo dei Lombardi,serie vescovi — giovanniorsogna @ 11:44 PM

Cronotassi dei Vescovi di Sant’Angelo dei Lombardi
1. R. – 1085
2. Pier Paolo Tarantino – 1131
3. Roberto Ettorre – 1154
4. Giovanni di Albano – 1174 – 1182
5. Giovanni di Montefuscolo – 1246- 1254
6. Buonfiglio – 1295 – 1303
7. Lorenzo – 11 dicembre 1346
8. Pietro dell’Aquila – 12 febbraio 1347 – 29 giugno 1348
9. Roberto Estore – 30 maggio 1348 – 1359
10. Pietro Fabri d’Armoniaco – 1359 – 1361 (?)
11. Giacomo – 1361(?) – 10 giugno 1375
12. Alessandro – +1398
13. Pietro – 10 dicembre 1398 – 1413
14. Antonio Maffei – 7 marzo 1418 – 1426
15. Guglielmo – 1426 – 1427
16. Pietro de Agello – 13 ottobre 1427 – 1447
17. Pessulo de Ursonis – 27 novembre 1447 – 1468
18. Fra Giacomo – 3 agosto 1468 – 15 gennaio 1477
19. Michele – 1 maggio 1477 – 1485
20. Odoardo Ferro – 12 agosto 1485 – 1491
21. Biagio De Loca – 23 gennaio 1492 – 1502
22. Rinaldo Cancellieri – 16 dicembre 1502 – 1542

Cronotassi dei Vescovi di Sant’Angelo – Bisaccia
23. Valerio Cancellieri – 11 ottobre 1542 – 1574
24. Pietrantonio Vicedomini – 17 novembre 1574 – 4 novembre 1580
25. Gio. Battista de Pietralata – 12 dicembre 1580 – 27 novembre 1585
26. Antonello Folgore – 10 novembre 1585 – 1590
27. Flaminio Turricella – 30 gennaio 1591 – 1600
28. Gaspare Paluzio Albertone – 4 aprile 1601 – 1614
29. Francesco Diotallevi – 21 luglio 1614 – 1622
30. Ercole Rangone – 2 maggio 1622 – 24 aprile 1645
31. Gregorio Coppino – 12 gennaio 1645 – +ott./nov. 1645
32. Alessandro Salzilla – 14 maggio 1646 – +dicembre 1646
33. Ignazio Ciante – 7 gennaio 1647 – 1661
34. Tommaso De Rosa – 16 gennaio 1662 – 8 maggio 1679
35. Giov. Battista Nepita – 8 gennaio 1680 – 26 marzo 1685
36. Giuseppe Mastellone – 14 maggio 1685 – +giugno 1721
37. Giuseppe Galiani – 1 dicembre 1721 – aprile 1724
38. Giacinto Dragonetti – 11 settembre 1724 – 1727
39. Angelo Maria Nappi – 25 giugno 1727 – 1734/35
40. Antonio Manerba – 25 maggio 1735 – settembre 1761
41. Domenico Volpe – 25 gennaio 1762 – 12 marzo 1783
42. Carlo Nicodemo – 26 marzo 1792 – 1808
43. Bartolomeo Goglia – 21 dicembre 1818 – 20 aprile 1840
44. Ferdinando Girardi – 22 luglio 1842 – 21 dicembre 1846
45. Giuseppe Gennaro Romano – 21 dicembre 1846 – 17 giugno 1854
46. Giuseppe Maria Fanelli – 23 giugno 1854 – 8 giugno 1891
47. Nicola Lorusso – 8 giugno 1891 – 9 aprile 1897
48. Giulio Tommasi – 19 aprile 1897 – 5 agosto 1936

Cronotassi dei Vescovi di Sant’Angelo – Conza – Bisaccia
49. Aniello Calcara – 30 agosto 1937 – 1 luglio 1940
50. Antonio Melomo – 28 agosto 1940 – 1945
51. Cristoforo Domenico Carullo – 18 settembre 1946 – 1968
52. Gastone Mojaisky Perrelli 1963 – 18 novembre 1978

Cronotassi dei Vescovi di Sant’Angelo – Conza – Nusco – Bisaccia
53. Mario Maglietta – 18 novembre 1978 21 febbraio 1981
54. Antonio Nuzzi – 21 febbraio 1981 – 31 dicembre 1988
55. Mario Milano – 14 dicembre 1989 – 1999
56. Salvatore Nunnari – 1999 – 2005
57. Francesco Alfano – 2005

Serie dei Vescovi di Ariano Irpino

Filed under: Ariano Irpino,Vescovi serie cronologica — giovanniorsogna @ 11:40 PM
Tavola Cronologica dei Vescovi di Ariano
(L’espressione “nel” accanto al nominativo seguito dall’indicazione di un anno, sta a significare che a quell’anno è riferita la traccia dell’esistenza di quel Vescovo ad Ariano).

1. Mainardo I nel 1070
2. Gerardo nel 1098
3. Sarulo nel 1101
4. Giovanni I nel 1117
5. x nel 1119
6. x nel 1143
7. Bartolomeo nel 1170
8. Rodolfo nel 1179
9. x nel 1216
10. Mainardo II nel 1238
11. Ruggiero I nel 1249
12. Giacomo nel 1255
13. Pellegrino 1266-1277
14. Ruggiero II nel 1291
15. Rayimo nel 1300
16. Rostagno 1309-1310
17. Fra Lorenzo 1310-1311
18. Fra Roberto 1342
19. Giovanni II 1344-1345
20. Fra Raimondo 1349
21. Tommaso 1356
22. Fra Dionisio 1364
23. Fra Giacomo 1370
24. Simone 1373
25. Domenico I 1373
26. Giroaldo 1390
27. x 1390
28. Luca 1390-1400
29. Donato I 1404-1432
30. Angelo de Raymo 1406-1432
31. Angelo de Grassis 1432-1449
32. Orso Leone de Leone 1449-1470
33. Giacomo Porfida 1470-1480 ca.
34. Niccolò de Hippolitis 1480
35. Paolo de Brachijs 1481-1496
36. Niccolò de Hippolitis 1499-1511 (2. volta)
37. Diomede Carafa 1511-1560
38. Fra Ottaviano Preconio 1561-1562
39. Donato de Laurentiis 1563-1584
40. Alfonso de Ferrera 1585-1603
41. Vittorino Manso 1603-1611
42. Ottavio Ridolfi 1612-1623
43. Paolo Cajazza 1624-1638
44. Fra Andrea Aguado y Valdes 1642-1645
45. Alessandro Rossi 1650-1656
46. Fra Luigi Morales 1659-1667
47. Emmanuele Brancaccio 1667-1688
48. Fra Giovanni Bonilla 1689-1696
49. Giacinto della Calce 1697-1715
50. Filippo Tipaldi 1717-1748
51. Isidoro Sanches de Luna 1748-1754
52. Domenico Saverio Pulce Doria 1754-1777
53. Lorenzo Potenza 1778-1792
54. Giov. Saverio Pirelli 1792-1803
55. Domenico Russo 1818-1837
56. Francesco Capezzuti 1838-1855
57. Concezio Pasquini preconizzatoVescovo morì nel 1858;
58. Francesco Michele M. Caputi 1858-1862
59. Luigi Aguilar 1871-1875
60. Salvatore M. Nisio 1875-1876
61. Francesco Trotta 1876-1888
62. Andrea D’Agostino 1888-1913
63. Vincenzo Coppola 1913
64. Onorato Carcaterra 1913
65. Cosimo Agostino 1915-1918
66. Giuseppe Lojacono di Tropea (Catanzaro) 1918-1939;
67. Gioacchino Pedicini, di Foglianise, (Bn), 1939-1949;
68. Pasquale Venezia di Avellino, 1951-1965;
69. Agapito Simeoni di Rocca di Cave, Roma, 1972-1976;
70. Nicola Agnozzi di Fermo (Ascoli Piceno), 1976-1988;
71. Antonio Forte di Polla (Salerno), 1988-1993;
72. Eduardo Davino di Napoli, 1993 – 1997
73. Gennaro Pascarella 1999 – 2004 (dal 1997 al 1999 Amministratore Apostolico)
74. Giovanni D’Alise 2004

Gli anni di sede vacante: 1611-1612; 1638-1642; 1645-1650; 1656-1659; 1688-1689; 1715-1717; 1803-1818; 1837-1838; 1855-1858; 1862-1871; 1913-1915; 1968-1972.

Rocca San Felice… La Valle di Ansanto foto click

Filed under: Rocca San Felice,Valle di Ansanto... album della memoria — giovanniorsogna @ 11:17 PM

Veduta della Valle di Ansanto

Immagini ed emozioni della Valle di Ansanto… il lago di Mefite

novembre 8, 2008

Rocca San Felice… omaggio a Joe J. Mirro

Filed under: Mirro Joe Development Chicago Il,Rocca Sa Feliice — giovanniorsogna @ 3:07 PM

Mirro Development is a premier development company specializing in real estate development and rental property management in the Chicago area.

It was founded by Joseph A. Mirro in 1975 when he bought his first vintage building to totally rehab and convert to condominiums. Since then the company has successfully developed over two-hundred-fifty residential properties.

In 1986, Mirro Development formed a partnership with Jules Laser. Together they have converted over five hundred condominium units in the Chicago neighborhoods of Lincoln Park, the South Loop, Wrigleyville, Edgewater, Uptown and Rogers Park.

Mirro Development currently has many projects in progress all over the city. Aside from these current condominium projects, Joe Mirro is excited about finding more vintage properties to invest in and develop in Chicago’s South Side up-and-coming neighborhoods of the South Shore, Chatham, and Hyde Park, as well as the already.

Mirro lo sviluppo è uno sviluppo premier società specializzata nel settore immobiliare e lo sviluppo di noleggio di gestione della proprietà nel settore Chicago. E ‘stato fondato da Giuseppe A. Mirro nel 1975, quando ha acquistato la sua prima annata di costruzione totalmente riabilitazione e convertire in condomini. Da allora l’azienda ha sviluppato con successo più di due-cento-cinquanta proprietà residenziali. Nel 1986, lo sviluppo Mirro costituito un partenariato con Jules laser. Insieme, essi hanno trasformato oltre cinquecento unità nel condominio di Chicago quartieri di Lincoln Park, il Sud Loop, Wrigleyville, Edgewater, Uptown e Rogers Park. Mirro di sviluppo attualmente ha molti progetti in corso in tutta la città. Oltre a questi progetti in corso condominio, Joe Mirro è entusiasta di trovare più vintage proprietà di investire e sviluppare a Chicago’s South Side Up-e-prossimi quartieri di South Shore, Chatham, e Hyde Park, così come già in via di sviluppo di aree Rogers Park, Uptown, e Ravenswood. Sia che si tratti di trovare la casa dei vostri sogni o per entrare a far parte di una joint-venture con noi, ci auguriamo che effettuare una connessione con lo sviluppo Mirro!

Gli acquirenti Joe Mirro l’amore di edifici d’epoca e con il loro fascino dei dettagli architettonici ha richiamato ad una carriera di ripristinare vecchi quartieri. Mirro di sviluppo è stato uno dei primi, se non il primo, per iniziare questo tipo di sviluppo nei quartieri ovest del fiume, Ravenswood, e il Sud Loop. Joe Mirro creato uno dei primi edifici soppalco a Chicago. Situato nel West River, l’edificio è stato una volta a casa Sylvestri illuminazione. E ‘diventato un “vero” loft di conversione con spazio aperto, acero originali pavimenti, soffitti alti e grandi finestre. Si vantava punto di vista del loop e un grande ascensore di merci originale con mano i controlli operati. Nel corso degli anni, Joe ha sviluppato una innata capacità di scegliere il diritto di edifici per la conversione e per conoscere esattamente ciò che l’edificio ha bisogno di portare le sue migliori caratteristiche. “Ogni edificio d’epoca ha la sua propria personalità. Una volta che si inizia a conoscere, tutto ciò che dovete fare è seguire il messaggio. ” Mirro sviluppo porta d’epoca proprietà torna alla vita con comfort moderni, spaziosi planimetrie, e personalizzato caratteristiche pur mantenendo il carattere originale del palazzo. Consulta le nostre offerte del giorno o contattare direttamente lo sviluppo Mirro per iniziare la ricerca per il tuo sogno a casa.
Mirro Development1249
DevonChicago, IL 60660
(773) 472-5666 phone(773) 761-8008 fax
mirroconst@msn.com
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http://www.chicagobusiness.com/cgi-bin/landing.pl?page_id=14

novembre 7, 2008

Ariano Irpino. In preparazione al bicentenario della nascita di Pietro Paolo Parzanese

Profili letterari
Pietro Paolo Parzanese (Ariano di Puglia -oggi Irpino 1809 – Napoli 1852
Nato da numerosa e umile famiglia, fatto studiare da prete e da prete decorosamente vissuto sino ad una morte precoce, Parzanese è, secondo la formula del De Sanctis, ‘il buono e il pio poeta del villaggio’, il poeta del romanticismo degli umili.
‘Canti del Povero’, del 1852, s’intitola non a caso una delle più fortunate raccolte di questo sacerdote, che volle rinverginare la poesia con immagini ed armonie native e popolari quelle che cantano ‘strani amori, curiose avventure, belle speranze, dolori rassegnati’, che eccelse proprio nell’ultimo dei temi elencati, la rassegnazione del perseguitato dall’ingiusta collera del Destino o del Potere, come in ‘Ubaldo e Agnese’, storia di due giovani inutilmente ribelli ad un signorotto crudele. ¹
Una tematica che ritorna nei ‘Canti del viaggianese’, dove esalta le piccole gioie della vita degli umili .
Approfondimenti
Nascita del Romanticismo
Lo spiritualismo
L’individualismo
Lo storicismo
La dialettica
Il Romanticismo e la poesia¹
Fonti per il testo: ‘Capolavori della poesia romantica’.
A cura di Guido Davico Bonino. Con introduzione di Stefano Zecchi. Arnoldo Mondadori Editore. Milano 1991 .
http://www.romanticismoinglese.it/Pietropaoloparzanese.htm
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novembre 5, 2008

Ariano Irpino, Festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale

Filed under: Ariano Irpino,festa dell'Unità nazionale e delle forze armate — giovanniorsogna @ 10:08 am
Per non dimenticare i Caduti… 1915-1918… e II^ Guerra Mondiale…
Iscrizione dettata da Aurelio Covotti… ultima pietra del monumento ai caduti di inaugurato nel 1928

La liturgia eucaristica in suffragio dei caduti di tutte le guerre, presieduta da Mons. Giovanni D’Alise Vescovo di Ariano Irpino Lacedonia

Momenti della celebrazione ….

Il discorso del Sindaco di Ariano Domenico Gambacorta


La partecipazione degli alunni di Ariano

novembre 1, 2008

GRECI-KATUNDI.. Archivio della memoria arbreshe

Filed under: Archivio della Memoria,canti arbreshe,Greci-Katundi — giovanniorsogna @ 8:25 am

Greci-Katundi: ARCHIVIO DELLA MEMORIA
1. CANTI FOCLORISTICI

Si offre alla comunità grecese alcuni brani dei canti popolari e testi arbreshe di Greci.

Si invita gli amici grecesi e di coloro che sono sparsi nel mondo a segnalare novità, brani e naturalmente critiche.

1. OI TI MARI
Informatrice : Carmelina Di Minno

Registrazione: Greci agosto 1998
Il testo che risale agli inizi del secolo XX, 1900, rievoca la grande emigrazione.
I testi sono stati musicati su motivi popolari da Nicolamaria Pucci, benemerito pioniere del foclore di Greci.

ottobre 28, 2008

Greci, convegno su "L’Atlante dialettologico della Lingua Albanese"


Greci, saluti del Sindaco di Greci, l’artista Pino Cacozza

Greci, il fascino della lingua albanese… Taverna di Trefontane, sec. XVI

Echi del convegno – Greci, 31 ottobre 2008.
Presentato l’Atlante Dialettologico della Lingua Albanese
Si è consumata l’ennesima colonizzazione dell’Università di Napoli sulla pelle della comunità di Greci. Una legge che dovrebbe tutelare la minoranza linguistica dell’unico paese arbreshe della Campania, nei meandri delle logiche baronali della Regione Campania e dei baroni dell’Università, ha permesso una passerella di studiosi e professori che hanno costruito testi , scientifici sì ma poco attinenti al giacimento culturale italo-albanese di Greci.

La visita del folto gruppo dell’Università, con la presenza della Televisione di Stato di Tirana, si è concluso con uno spettacolo-recital di Pino Cacozza, lo spettacolo è stato bello e coinvolgente, peccato che non si è esibito il gruppo locale di Greci.

La presenza dei grecesi è stata scarsa, la comunità locale non è stata coinvolta, anche la pubblicizzazione è stata tardiva anche per gli stessi amministratori; il testo presentato e finanziato dalla Legge 14 sulle mimoranze linguistiche, avrebbe dovuto essere almeno distribuito alle famiglie di Greci e/o alla Biblioteche, giace tristemente nei depositi, probabilmente a marcire…

Un convegno patetito… , dunque, a uso e consumo della comunità scientifica e universitaria.

Sono lontani i tempi di Martin Camaj, l’unico accademico che ha contribuito con le sue ricerche e pubblicazioni che hanno avuto una ricaduta per Greci.

Si spera in uno scatto di orgoglio per cambiare la direttrice per un appropriato investimento per Greci e fatto dai grecesi, con l’ausilio dell’Università e non con il predominio.

G. Orsogna


ra l’Accademia delle Scienze d’Albania – Istituto di linguistica e di letteratura e l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale – Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale. E’ stato appena pubblicato il primo volume dell’Atlante dialettologico della lingua albanese che prende in esame l’intero panorama delle parlate albanesi in Albania e dovunque si parli l’Albanese.
La voluminosa opera in due volumi in folio viene pubblicata con il contributo del CNR di Roma, dell’Università di Napoli L’Orientale, del Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale e della Regione Campania.
Ne sono autori: prof. Jorgaqi Jinari (direttore), prof. Bahri Beci, prof. Gjovalin Shkurtaj, prof. Xheladin Kosturani con la collaborazione del prof. Anastas Dodi e prof. Menella Totoni (Atlasi Dialektologjisë i Gjuhës Shqipe, Vëllimi I, 2007, pp. 464).
Il prof. Italo Costante Fortino, responsabile scientifico dell’Accordo di collaborazione e cooperazione tra l’Accademia delle Scienze d’Albania e l’Università di Napoli L’Orientale ha firmato la ” Presentazione” che riportiamo integralmente dalla p. 3:

“Nell’ambito degli accordi culturali tra l’Accademia delle Scienze d’Albania e l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale rientra la pubblicazione dell’Atlante Dialettologico della Lingua Albanese (ADLA), una ricerca monumentale, condotta da studiosi dell’Istituto di Linguistica e Letteratura di Tirana.
La promozione di un progetto di ricerca per un Atlante Dialettologico della Lingua Albanese spetta al prof. Matteo Batoli (1929), poi ripresa dal prof. Carlo Tagliavini (1940), portata avanti dal prof. Eqrem Çabej che ne formulò il questionario sulla matrice degli atlanti di S. Gilieron e Batoli stesso.
Questo antefatto trovò la pratica realizzazione nel progetto dell’Istituto di Linguistica e Letteratura di Tirana che si sviluppò dal 1970 al 1990, un ventennio di intenso e proficuo lavoro.
La crisi degli anni ’90 non offrì prospettive alla pubblicazione in Albania e, su indicazione del prof. Romano Lazzeroni, allora presidente del Comitato ricerche del CNR, l’Università di Napoli L’Orientale sponsorizzò l’impegno editoriale, inserendolo nell’accordo di collaborazione e cooperazione fra le due Istituzioni, e ottenendo un primo sostegno proprio dal CNR.
Nell’ambito del Convegno “Variazioni linguistiche in Albanese” (Salerno 1994), l’urgenza della pubblicazione dell’Atlante veniva ripresa dal prof. Bahri Beci, allora Direttore dell’Istituto di Linguistica e Letteratura di Tirana, e coautore dell’Atlante stesso, il quale nella sua relazione ne evidenziava non solo gli aspetti strutturali ed il processo evolutivo che aveva portato alla definitiva stesura dell’Atlante, ma, attraverso l’osservazione dei fenomeni di convergenza e divergenza linguistica, riusciva a individuare nel Principato dell’Arbëri (sec. XI-XV), area tra Durazzo e il fiume Drin, il consolidamento di alcuni fenomeni dialettologici omogenei non estranei al processo di formazione di una progressiva “unità politica ed economica”. La tesi apriva prospettive di grande interesse storico e geopolitico che meritano ulteriori riflessioni ed approfondimenti, anche alla luce di tutti i dati che l’Atlante ora fornisce. Questo esempio è illuminante e denota quanta importanza può avere il quadro generale di innumerevoli fenomeni linguistici che hanno come campo tutta l’area albanofona, quella d’Albania, delle terre albanofone limitrofe, della Grecia, di Zara (Croazia) e dell’Italia Meridionale. Un cenno va fatto ai punti sondati per rilevare le varianti delle parlate arcaiche (sec. XV) degli Albanesi della diaspora in Italia: Villa Badessa (PE), Portocannone (CB), Casalvecchio (FG), Greci (AV), Barile (PZ), S. Costantino (PZ), S. Marzano (TA), Lungro (CS), Plataci (CS), S. Benedetto Ullano (CS), Macchia (CS), Falconara (CS), Carfizzi (KR), Caraffa (CZ), Piana degli Albanesi (PA).
I dati forniti dall’Atlante, permettono una ricostruzione complessiva delle varianti dialettali fonomorfologici che offrono fondate indicazioni per individuare le zone di provenienza delle varie ondate migratorie.
Doveroso più di un ringraziamento a chi ha reso possibile la presente pubblicazione: al CNR che ha permesso l’avvio della composizione dell’opera con un suo contributo finanziario; all’Università L’Orientale di Napoli e nello specifico al Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale che, oltre al contributo finanziario, ha investito in impegno ed energie; infine, ma non ultimo, alla Regione Campania, Area di Coordinamento Attività Sociali, in attuazione della Legge 14/2004 relativa alla Tutela della Minoranza Alloglotta e del Patrimonio Storico, Culturale e Folcloristico della Comunità Albanofona del Comune di Greci in Provincia di Avellino, per il prezioso sostegno finanziario che ha contribuito in modo sostanziale alla realizzazione della pubblicazione” (Besa/Roma). la Stampa: http://jemi.it/

Convegno su “L’Atlante Dialettologico della Lingua Albanese” (Napoli – Greci)
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IL PROGRAMMA DEL CONVEGNO
giovedì 30 ottobre
ore 15.00
Indirizzi di saluto
LIDA VIGANONI • Rettore dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”
AMNERIS ROSELLI • Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia – “L’Orientale”
A. BASSOLINO, A. ODDATI, R. BALSAMO • Regione Campania
BARTOLOMEO ZOCCANO • Sindaco Comune di Greci (AV)
LLESH KOLA • Ambasciatore d’Albania presso il Quirinale
RROK LOGU • Ambasciatore d’Albania presso la S. Sede
ARDIAN MARASHI • Direttore Centro Albanologico di Tirana
ITALO C. FORTINO • Direttore del Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale – “L’Orientale”
Pausa caffè
Relazioni
Presiede: RICCARDO MAISANO
ROMANO LAZZERONI (Università di Pisa): La geografia linguistica, oggi
PAOLO DI GIOVINE (Università di Roma “La Sapienza”): Dimensione diatopica e riflessi
diacronici nella linguistica albanese
BAHRI BECI (Università INALCO di Parigi): Atlasi Dialektologjik i Gjuhës Shqipe dhe
gjeografia gjuhësore
GIORGIO BANTI (Università di Napoli “L’Orientale”): La rappresentazione grafica e
cartografica della variazione: l’ADLA nel contesto degli atlanti linguistici
IMRI BADALLAJ (Università di Prishtina – Kosova): Rëndësia gjuhësore e Atlasit
Dialektologjik të Gjuhës Shqipe
venerdì 31 ottobre
ore 8.00
Partenza in pullman per Greci
ore 10.00
Ripresa del Convegno nella Sala Consiliare del Comune di Greci
Indirizzi di saluto
BARTOLOMEO ZOCCANO • Sindaco
GIUSEPPE SOLIMINE • Presidente Comunità Montana dell’Ufita
ANGELO GIUSTO • Consigliere Regionale – Relatore Legge 14/2004
Interventi
Presiede: GIORGIO BANTI
ITALO C. FORTINO: L’Atlante: base per un testo multimediale di “Alfabetizzazione
Arbëreshe”
JORGJI GJINARI (Istituto di Linguistica e Letteratura di Tirana): Atlasi Dialektologjik i
Gjuhës Shqipe
GJOVALIN SHKURTAJ (Università di Tirana): Vendi i të folmeve arbëreshe në ADGJSH.
Anketat në të folmen e Greçit
IMRI BADALLAJ (Università di Prishtina – Kosova): Arbërishtja identitet i vetë arbëreshëve
BARDHYL DEMIRAJ (Università di Monaco): La descrizione fonetica e la presentazione
grafica della vocale Schwa nel codice alfabetico di Giorgio Guzzetta
MERITA BRUCI (Università di Napoli “L’Orientale”): Aspekte interesante të Atlasit lidhur
me botimet kritike
Pausa pranzo
ore 16.00
Recital
RRËNJAT E ARBËRISË – Le radici dell’Arbëria di PINO CACOZZA, autore dei testi
poetici, delle musiche e cantore, con la partecipazione di ERNESTO JANNUZZI

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Newes dal convegno… hanno scritto

L’Atlante Dialettale della Lingua Albanese



Scritto da Elsa Demo sul quotidiano Shekulli e tradotto da Entela Shami
Si crea l’atlante dialettale della lingua albanese. Il convegno di Napoli segna la creazione di una mappa della geografia dell’albanese ovunque vivano albanesi.L’estensione dei dialetti albanesi nella terra madre, in Kosovo, Macedonia, Montenegro, Croazia, Grecia e la diaspora in Italia, la ricerca che assegna le zone della “n” e della “r”, (vedi immagine), della lingua parlata, per la prima volta in un atlante della dialettologia della lingua albanese.
In questa occasione sarà Napoli ad ospitare, il 30 ottobre per 2 giorni, il convegno internazionale che poi si sposterà per un ulteriore giorno a Greci, tutto iniziativa dell’Università “L’Orientale” di Napoli.
I lavori del primo giorno si svolgeranno presso il Dipartimento di Studi per l’Est Europa (via Duomo, 219), mentre il secondo giorno la sede di sposterà nella sala del Consiglio Comunale di Greci, comune albanofono nella provincia di Avellino, dove parteciperanno glottologi e albanologi sia italiani, che albanesi giunti da Tirana, Pristina, Monaco e Parigi.
Uno dei membri del comitato organizzativo, la filologa dell’Università “L’Orientale”, Merita Bruci dice che “il convegno mira, prima di tutto, a mostrare l’importanza di quest’opera di geografia linguistica ed il suo valore scientifico, frutto di una ricerca e archiviazione di tutte le varianti linguistiche sparse nei territori dove si parla l’albanese, e inoltre accentua l’influenza che l’opera possa avere sia sul futuro sviluppo della ricerca, sia nel mettere in pratica le conclusioni raggiunte nell’ambito didattico per la promozione della cultura linguistica. La stessa diaspora albanese, presente da più di 5 secoli in Italia, sentirà in futuro gli effetti positivi di questa pubblicazione.”
Da questo atlante si scopre un ampio quadro dei fenomeni linguistici legati alla fonetica, morfologia, sintassi (volume I) e lessico (volume II). Le conclusioni sono rispecchiate in mappe geografiche colorate in modo da poter facilitare la lettura dei simboli che rappresentano le varietà di questi fenomeni.
Secondo Bruci, la notevole presenza di una storica minoranza linguistica albanese in Italia, nel caso concreto la comunità albanofona di Greci, l’unico nella regione Campania, “a causa della sua peculiarità, trova in questo atlante un importante punto di riferimento, grazie anche alla Legge Nazionale 482/1999 sulla protezione delle minoranze linguistiche, e alla Legge Provinciale della Campagna 14/2002 relativa allo studio e insegnamento della madrelingua albanese.
La pubblicazione dell’Atlante Dialettale della Lingua Albanese è frutto di un’energica collaborazione tra tante istituzioni: Il Centro Nazionale della Ricerca (Roma), L’Università di Napoli “L’Orientale”, La Regione Campania, Il Comune di Greci. In rango nazionale è un esempio di collaborazione tra l’Italia e l’Albania per raggiungere obiettivi difficili da realizzare.
Gli accordi di collaborazione e scambi accademici tra l’Università “L’Orientale” e L’Istituto di Lingue e Lettere di Tirana sono alla base dell’iniziativa per la pubblicazione di quest’opera dal grande valore sia scientifico e culturale sia finanziario, tenendo presente i considerevoli costi che la realizzazione tecnica di un atlante richiede. In momenti di crisi finanziaria, la collaborazione tra le istituzioni è indispensabile e rimane l’unica via per la realizzazione di progetti ambiziosi e grandiosi. Inoltre, nel caso concreto, la collaborazione tra la Regione Campania ed il Comune di Greci, riveste una particolare importanza, considerando che l’opera getta luce anche sugli studi del dialetto della zona offrendo i mezzi necessari per una didattica funzionale.
L’incontro a Greci assume un particolare significato, rendendo possibile la conoscenza tra gli studiosi albanesi e kosovari con gente che parla l’antico albanese del XV secolo e l’evoluzione che la lingua ha subito nel corso del tempo. Il convegno chiuderà i lavori con un concerto di canzoni arbëreshë cantante dal noto cantautore locale Pino Cacozza, anche lui rappresentante della diaspora albanese. “Le radici dell’Arbëria” si intitola il concerto di Cacozza con la partecipazione di Ernesto Jannuzzi. Fonte: http://Albania news.it

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Fonte : Ufficio stampa UniOrientale

Su iniziativa dell’Università di Napoli “L’Orientale”, il 30 e 31 ottobre si terrà un Convegno Internazionale sul tema “L’Atlante Dialettologico della Lingua Albanese”.

Il primo giorno i lavori si svolgeranno presso il Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale (Via Duomo 219), mentre il secondo giorno presso la Sala Consiliare del Comune albanofono di Greci, in Provincia di Avellino.
Il Convegno ha luogo in occasione della pubblicazione dei due volumi che compongono l’Atlante Dialettologico della Lingua Albanese ed è organizzato dall’Università di Napoli “L’orientale” in collaborazione col Comune di Greci e con la Regione Campania.
Vi prenderanno parte glottologi e albanologi italiani e albanesi provenienti da Tirana, da Prishtina (Kosova), da Monaco di Baviera e da Parigi.
Il Convegno intende, in primo luogo, riflettere sull’importanza di quest’opera di geografia linguistica, per il suo valore scientifico intrinseco, frutto di una ricerca che ha sondato tutte le varianti linguistiche distribuite sul territorio albanofono; in secondo luogo intende riflettere sulle ricadute che la stessa opera può avere sia per sviluppare ulteriori ricerche, e sia per applicare i risultati in ambito didattico, per la promozione della cultura linguistica.
In questa prospettiva, gli effetti positivi si possono riscontrare anche nella diaspora albanese, presente da più di cinque secoli in Italia.
L’estensione territoriale, oggetto della ricerca dell’Atlante, comprende l’area oltreadriatica che interessa l’Albania, la Kosova, parte della Macedonia e del Montenegro; e inoltre le zone della diaspora albanese in Italia, in Croazia e in Grecia.
Il quadro dei fenomeni linguistici che si ricava è molto ampio e riguarda la fonetica, la morfologia, la sintassi (I Volume) e il lessico (II Volume) e si sviluppa su cartine geografiche in policromia per facilitare la lettura dei simboli che rappresentano le varietà dei fenomeni linguistici.
La presenza in Italia di una consistente minoranza linguistica storica albanese, e nello specifico la presenza della comunità albanofona di Greci (AV), l’unica sul territorio campano, con proprie specificità, trova un solido punto di riferimento nell’Atlante anche in applicazione della Legge nazionale di tutela 482 del 1999 e della Legge regionale della Campania 14/2002, in direzione dello studio e dell’insegnamento della lingua materna albanese.
***La pubblicazione dell’Atlante Dialettologico della Lingua Albanese è il frutto di una intensa collaborazione tra più enti: CNR, Università di Napoli L’Orientale, Regione Campania, Comune di Greci. A livello internazionale è un esempio di una fattiva collaborazione tra Italia e Albania per raggiungere risultati altrimenti insperati. Gli accordi di collaborazione e scambi accademici tra l’Orientale e l’Istituto di Linguistica e Letteratura di Tirana sono alla base dell’operazione di stampa di quest’opera di grande valore scientifico e culturale, ma anche di grande impegno finanziario, tenute presenti la voluminosità dell’opera e le elevate esigenze tecniche di stampa in policromia che un Atlante richiede.In tempi di ristrettezze economiche la collaborazione tra più enti si rende indispensabile e rimane l’unica strada per realizzare progetti ambiziosi e di ampio respiro.Nel caso specifico, poi, la collaborazione della regione Campania e del Comune di Greci è di grande rilievo, perché con quest’opera permette di portare nuova luce anche allo studio della lingua parlata a Greci, con strumenti adatti a una didattica funzionale.
***L’incontro a Greci assume particolare significato, anche perché vede l’incontro di studiosi d’Albania e della Kosova con parlanti l’idioma albanese del XV secolo nella sua evoluzione storica. Il convegno si concluderà con un recital di canti albanesi eseguiti da un noto cantautore, Pino Cacozza, appartenente appunto alla diaspora albanese.

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