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dicembre 8, 2008

Ariano Irpino. Santuario Madonna di Fatima. Concerto per organo

Filed under: Uncategorized — giovanniorsogna @ 1:50 PM

Si conclude la rassegna concertistica della stagione 2008 “Festival di Interpreti”. Il concerto finale ospiterà il M° FRANZ HAUK (Germania).

LUNEDI 8 dICEMBRE 2008, ORE 19.00 – santuario Madonna di Fatima di Ariano Irpino (Av).

PROGRAMMA

Johann Sebastian Bach 1685-1750

Toccata undFuga d-Moll BWV565

Nun komm, der Heiden HeilandBWV659

Franz Xaver Murschhauser 1663-1738 Variatìonen sopra: Laftt uns das Kindlein wiegen

Johann Sebastian Bach

Meine Seele erhebt den Herrert Fuge uber das Magnificat

BWV 733

Pastorale F-DurBWV590

Nun komm, der Heiden Heiland BWV 661

Georg Muffat 1653-1705

Capriccio super: Lafit uns das Kindlein wiegen

Johann Sebastian Bacb

Meine Seele erhebt den Herren BWV 648

Praeludium und Fuga D-Dur BWV 532

Franz Hauk

è nato nel 1955 a Neuburg, sul Danubio.

Ha studiato musica sacra, Pianoforte ed Organo ai Conservatori di Monaco e Salisburgo. Tra i suoi docenti, Aldo Schoen, Gerhard Weinberger, Franz Lehrndorfer e Edgar Krapp. Nel 1981 ha consegui­to il Diploma al Conservatorio di Monaco, seguito poi da numerosi premi in Concorsi.

Nel 1988 ha ottenuto il Dottorato in Musica con una tesi sulla “musica da chiesa a Monaco all’inizio del 19° sec.”.

E’ spesso invitato come giudice in Concorsi musicali, in Master-classes e festivals internazionali. Dal 1982 è organista e direttore di coro nel Duomo di Ingolstadt.

Il suo repertorio è principalmente basato sulle musiche di J.S. Bach, M. Reger e la musica francese del XIX e XX sec. Ha effettuato numerose registrazioni radiofoniche e CDs, avendo tenuto concerti in tutta Europa e negli USA.

Dal 2002 è Docente di prassi esecutiva presso il Conservatorio di Monaco di Baviera.

Si coglie l’occasione di ringraziare il Parroco Don Alberto Lucarelli, Parroco del Santuario Madonna di Fatima di Ariano Irpino, che ha ospitato i concerti, e a tutte le persone che hanno contribuito in qualsiasi  forma alal realizzazione della “Stagione Concertistica”, i l presidente dell’ANAMNS, agli Enti che hanno sponsorizzato le manifestazioni, auspicando il prosieguo della stagione concertistica per gli anni futuri.

Ariano Irpino. Santuario Madonna di Fatima. Chiusura rassegna concerti per organo

Lunedì 8 Dicembre 2008 ore 19.30
Santuario Madonna di Fatima – Ariano Irpino (AV)
Organo Franz Hauk (Germania)
Johann Sebastian Bach 1685-1750
– Toccata undFuga d-Moll BWV565
– Nun komm, der Heiden HeilandBWV659
Franz Xaver Murschhauser 1663-1738 Variatìonen sopra: Laftt uns das Kindlein wiegen
Johann Sebastian Bach
– Meine Seele erhebt den Herrert Fuge uber das Magnificat
BWV 733
– Pastorale F-DurBWV590
– Nun komm, der Heiden Heiland BWV 661

Franz Hauk è nato nel 1955 a Neuburg, sul Danubio.
Ha studiato musica sacra, Pianoforte ed Organo ai Conservatori di Monaco e Salisburgo. Tra i suoi docenti, Aldo Schoen, Gerhard Weinberger, Franz Lehrndorfer e Edgar Krapp. Nel 1981 ha conseguito il Diploma al Conservatorio di Monaco, seguito poi da numerosi premi in Concorsi.
Nel 1988 ha ottenuto il Dottorato in Musica con una tesi sulla “musica da chiesa a Monaco all’inizio del 19° sec.”.
E’ spesso invitato come giudice in Concorsi musicali, in Master-classes e festivals internazionali. Dal 1982 è organista e direttore di coro nel Duomo di Ingolstadt.
Il suo repertorio è principalmente basato sulle musiche di J.S. Bach, M. Reger e la musica francese del XIX e XX sec. Ha effettuato numerose registrazioni radiofoniche e CDs, avendo tenuto concerti in tutta Europa e negli USA.
Dal 2002 è Docente di prassi esecutiva presso il Conservatorio di Monaco di Baviera.

Georg Muffat 1653-1705
Capriccio super: Lafit uns das Kindlein wiegen
Johann Sebastian Bacb
– Meine Seele erhebt den Herren BWV 648
– Praeludium und Fuga D-Dur BWV 532

Ariano Irpino. Santuario Madonna di Fatima. Chiusura rassegna concerti per organo

Lunedì 8 Dicembre 2008 ore 19.30
Santuario Madonna di Fatima – Ariano Irpino (AV)
Organo Franz Hauk (Germania)
Johann Sebastian Bach 1685-1750
– Toccata undFuga d-Moll BWV565
– Nun komm, der Heiden HeilandBWV659
Franz Xaver Murschhauser 1663-1738 Variatìonen sopra: Laftt uns das Kindlein wiegen
Johann Sebastian Bach
– Meine Seele erhebt den Herrert Fuge uber das Magnificat
BWV 733
– Pastorale F-DurBWV590
– Nun komm, der Heiden Heiland BWV 661

Franz Hauk è nato nel 1955 a Neuburg, sul Danubio.
Ha studiato musica sacra, Pianoforte ed Organo ai Conservatori di Monaco e Salisburgo. Tra i suoi docenti, Aldo Schoen, Gerhard Weinberger, Franz Lehrndorfer e Edgar Krapp. Nel 1981 ha conseguito il Diploma al Conservatorio di Monaco, seguito poi da numerosi premi in Concorsi.
Nel 1988 ha ottenuto il Dottorato in Musica con una tesi sulla “musica da chiesa a Monaco all’inizio del 19° sec.”.
E’ spesso invitato come giudice in Concorsi musicali, in Master-classes e festivals internazionali. Dal 1982 è organista e direttore di coro nel Duomo di Ingolstadt.
Il suo repertorio è principalmente basato sulle musiche di J.S. Bach, M. Reger e la musica francese del XIX e XX sec. Ha effettuato numerose registrazioni radiofoniche e CDs, avendo tenuto concerti in tutta Europa e negli USA.
Dal 2002 è Docente di prassi esecutiva presso il Conservatorio di Monaco di Baviera.

Georg Muffat 1653-1705
Capriccio super: Lafit uns das Kindlein wiegen
Johann Sebastian Bacb
– Meine Seele erhebt den Herren BWV 648
– Praeludium und Fuga D-Dur BWV 532

Ariano Irpino. Santuario Madonna di Fatima. Chiusura rassegna concerti per organo

Lunedì 8 Dicembre 2008 ore 19.30
Santuario Madonna di Fatima – Ariano Irpino (AV)
Organo Franz Hauk (Germania)
Johann Sebastian Bach 1685-1750
– Toccata undFuga d-Moll BWV565
– Nun komm, der Heiden HeilandBWV659
Franz Xaver Murschhauser 1663-1738 Variatìonen sopra: Laftt uns das Kindlein wiegen
Johann Sebastian Bach
– Meine Seele erhebt den Herrert Fuge uber das Magnificat
BWV 733
– Pastorale F-DurBWV590
– Nun komm, der Heiden Heiland BWV 661

Franz Hauk è nato nel 1955 a Neuburg, sul Danubio.
Ha studiato musica sacra, Pianoforte ed Organo ai Conservatori di Monaco e Salisburgo. Tra i suoi docenti, Aldo Schoen, Gerhard Weinberger, Franz Lehrndorfer e Edgar Krapp. Nel 1981 ha conseguito il Diploma al Conservatorio di Monaco, seguito poi da numerosi premi in Concorsi.
Nel 1988 ha ottenuto il Dottorato in Musica con una tesi sulla “musica da chiesa a Monaco all’inizio del 19° sec.”.
E’ spesso invitato come giudice in Concorsi musicali, in Master-classes e festivals internazionali. Dal 1982 è organista e direttore di coro nel Duomo di Ingolstadt.
Il suo repertorio è principalmente basato sulle musiche di J.S. Bach, M. Reger e la musica francese del XIX e XX sec. Ha effettuato numerose registrazioni radiofoniche e CDs, avendo tenuto concerti in tutta Europa e negli USA.
Dal 2002 è Docente di prassi esecutiva presso il Conservatorio di Monaco di Baviera.

Georg Muffat 1653-1705
Capriccio super: Lafit uns das Kindlein wiegen
Johann Sebastian Bacb
– Meine Seele erhebt den Herren BWV 648
– Praeludium und Fuga D-Dur BWV 532

Ariano Irpino. Santuario Madonna di Fatima. Chiusura rassegna concerti per organo

Lunedì 8 Dicembre 2008 ore 19.30
Santuario Madonna di Fatima – Ariano Irpino (AV)
Organo Franz Hauk (Germania)
Johann Sebastian Bach 1685-1750
– Toccata undFuga d-Moll BWV565
– Nun komm, der Heiden HeilandBWV659
Franz Xaver Murschhauser 1663-1738 Variatìonen sopra: Laftt uns das Kindlein wiegen
Johann Sebastian Bach
– Meine Seele erhebt den Herrert Fuge uber das Magnificat
BWV 733
– Pastorale F-DurBWV590
– Nun komm, der Heiden Heiland BWV 661

Franz Hauk è nato nel 1955 a Neuburg, sul Danubio.
Ha studiato musica sacra, Pianoforte ed Organo ai Conservatori di Monaco e Salisburgo. Tra i suoi docenti, Aldo Schoen, Gerhard Weinberger, Franz Lehrndorfer e Edgar Krapp. Nel 1981 ha conseguito il Diploma al Conservatorio di Monaco, seguito poi da numerosi premi in Concorsi.
Nel 1988 ha ottenuto il Dottorato in Musica con una tesi sulla “musica da chiesa a Monaco all’inizio del 19° sec.”.
E’ spesso invitato come giudice in Concorsi musicali, in Master-classes e festivals internazionali. Dal 1982 è organista e direttore di coro nel Duomo di Ingolstadt.
Il suo repertorio è principalmente basato sulle musiche di J.S. Bach, M. Reger e la musica francese del XIX e XX sec. Ha effettuato numerose registrazioni radiofoniche e CDs, avendo tenuto concerti in tutta Europa e negli USA.
Dal 2002 è Docente di prassi esecutiva presso il Conservatorio di Monaco di Baviera.

Georg Muffat 1653-1705
Capriccio super: Lafit uns das Kindlein wiegen
Johann Sebastian Bacb
– Meine Seele erhebt den Herren BWV 648
– Praeludium und Fuga D-Dur BWV 532

dicembre 6, 2008

Antologia Parzanesiana. UN VIAGGIO A BAGNUOLO

Filed under: Uncategorized — giovanniorsogna @ 10:18 PM
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1
PARZANESE PIETRO PAOLO
Poeta ( Ariano Irpino 1809 – Napoli 1852 ).
Sacerdote ,tradusse opere di Byron ,Hugo, Lamartine.
Le sue poesie , ispirate da uno schietto ed ingenuo realismo popolare, risentono di un
gusto oleografico e provinciale.
Il Parzanese confida fermamente nella speranza di una giustizia divina riparatrice e fu
sempre partecipe delle sofferenze degli umili.
Tutti i suoi versi conservano sempre un carattere consolatorio ed edificante.
Eccezionale giovane oratore, di cui a ventisei anni , non compiuti, già “ molto sonova
il nome” , in tutti i paesi dell’Irpinia, fu invitato a “ Bagnuolo “ per il panegirico di
San Lorenzo; festività solenne del 10 Agosto del 1835.
I sacerdoti Don Domenico Buccino e Don Domenico De Rogatis , canonici autorevoli
della Collegiata di “ Bagnuolo “ , erano suoi amici ; compagni di studi.
Il Parzanese, partito all’alba dell’otto Agosto 1835 da Ariano Irpino si trattenne a
“Bagnuolo” fino al 14 dello stesso mese ,descrivendone i costumi , le bellezze
storiche, artistiche e naturali con acume da osservatore attento, colto e sensibile ;
inutile dire che ne rimase entusiasta.
La narrazione del viaggio e della visita al nostro paese rappresenta un documento
storico di straordinaria importanza.
Il titolo originario del racconto è: VIAGGIO A BAGNUOLO DI P.P.PARZANESE
così lo titolò l’autore; ma finì per essere pubblicato con il titolo di “Un viaggio
attraverso l’Irpinia” nel 1933, accompagnato da un saggio di Francesco Lo Parco .
Ancora una occasione in cui Bagnoli non si è saputo tutelare .
Le note storiche, filologiche, artistiche che completano il racconto del viaggio e della
visita sono di Francesco lo Parco.
2

VIAGGIO A BAGNUOLO
Di PIETRO PAOLO PARZANESE Dall’8 al 14 Agosto 1835
LA NARRAZIONE INEDITA DEL POETA
CON NOTE FILOLOGICHE, STORICHE, ARTISTICHE, DELL’EDITORE

CUR. Francesco Lo Parco

Il Mattino.
L’Ufita, il Monastero di Montevergine, Grottaminarda, Fricento1
Proprio sul far dell’alba di un sereno giorno di Agosto, scendevamo
lieti oltre l’usato il facilissimo declivio, che fecondato dal sole di
mezzogiorno, forma una delle coste della amena valle dell’Ufita2

Questa
fiumana3, che ha un letto sì spazioso, ma sen corre povera di acque, non è
celebre per antiche memorie, né famosa per battaglie che avessero tinto di
sangue le sue rive; ma le deliziose colline che l’incoronano e gli ubertosi
campi ch’essa irriga4 mettono nell’anima una dolcezza non funestata da
fiere rimembranze, ma pura come l’aria che vi si respira5.
1 Per facilitare l’intelligenza del testo, ho creduto opportuno di ampliare le intestazioni troppo
monche dei vari capitoli, con le indicazioni dei luoghi e dei fatti, di cui in essi si occupa il poeta.
2 Il torrente Ufita, che nasce nelle montagne del Formicolo (m 987), tra Bisaccia, Vallata, Trevico,
dopo non breve corso, che si svolge quasi sempre parallelo al Calore, poco dopo la sua deviazione
ad occidente, si getta in questo fiume, di cui diventa un notevole di destra.
3 Fiumana, voce d’uso non molto comune, adoperata propriamente per indicare l’impeto del fiume
crescente, l’allagamento o la piena fluviale, qui si deve intendere come corso d’acque, non sempre
molto copioso, cioè di natura torrentizia. Nell’Irpinia, simili corsi sono detti dal popolo fiumare
(jimare) o fiumarelle (jumarelle).

(more…)

novembre 25, 2008

Altirpinia, in difesa dell territorio e della salute…

Sant’Angelo dei Lombardi, l’Ospedale G. Criscuoli da difendere

Esprimo la mia personale solidarietà alla comunità santangiolese e dell’Altirpinia, alla chiesa di Sant’angelo dei Lombardi, per la viva preoccupazione e per il disagio che ancora una volta coinvolge la nnostra bella Verde Irpinia.
Per approfondimenti: http://nuovasantangelodeilombardi.blogspot.com/2008/10/consiglio-comunale-ospedale-di.html

Si pubblica il comunicato della Diocesi dell’Arcivescovo Mons. Francesco Alfano e del Presbiterio
^^^^^^^^^^^^^^^ì
La Chiesa che è in Sant’Angelo dei Lombardi – Conza – Nusco – Bisaccia è vivamente preoccupata e partecipe del grave disagio che, ancora una volta, sta interessando la nostra amata terra dell’Alta Irpinia.
La recente Pianificazione sanitaria ad opera della Regione Campania, vede fortemente penalizzato il nostro territorio, colpendo, in particolare e quasi mortalmente, i presidi ospedalieri di Sant’Angelo dei Lombardi e di Bisaccia.
Qualsiasi scelta, anche la più giustificata, non può non tenere conto delle reali ed oggettive condizioni territoriali che essa va ad intaccare. Non ci sembra sufficiente, pertanto, la predisposizione di un Piano di razionalizzazione realizzato in base alla sola lettura ed analisi di numeri che, pur se significativi, sono finalizzati a delle fredde scelte di carattere economico.
Resta di fondamentale importanza tener presente la vita e le necessità della nostra gente. E’ la persona che va sempre messa al centro di ogni scelta! Infatti i diritti della persona sono uguali a prescindere dal luogo nel quale si abita: essi non hanno nessun colore sociale e politico, tantomeno se riguardano un aspetto fondamentale quale quello della sanità.
Viviamo in un ambiente di grande tradizione culturale e sociale che ha sempre saputo valorizzare al massimo le proprie risorse, nonostante un territorio oggettivamente disagiato. Le scelte che stanno per essere intraprese penalizzano di fatto tale ricchezza, non tenendo assolutamente presente quanti continuano a vivere nei nostri piccoli comuni di montagna. Togliere o ridurre drasticamente dei servizi, frutto di conquiste sociali nel corso degli anni, impoverisce le nostre comunità e non favorisce di certo il crescere delle stesse, recidendo sempre più quelle radici già deboli e ferite per i tanti traumi che hanno subito nel corso della storia.
Auspichiamo, dunque, un doveroso ripensamento del piano sanitario regionale. Una opportuna razionalizzazione economica, che eviti sprechi e servizi poco utili, non dovrà mai andare a discapito della persona !

S. Angelo dei Lombardi, 30/10/2008 L’Arcivescovo e
Il Consiglio Pastorale Diocesano

novembre 23, 2008

Ariano Irpino… In preparazione al bicentenario delle nascita di D. Pietro Paolo Parzanese (1809-2009)

D. Pietro Paolo Parzanese (1809-1852)
Collezione Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia)

Ben volentieri apriamo una rubrica che intende ricordare e valorizzare la splendida personalità di D. Pietro Paolo Parzanese (Ariano Irpino, 1809- Napoli 1852).
Il prossimo 11 novembre 2009 Ariano ricordera il nostro cantore dei poeveri, figura eccelsa del presbiterio della diocesi di Ariano Irpino- Lacedonia. E’ in preparazione il programma dell’evento, intanto il Vescovo Diocesano Mons. Giovanni D’Alise ha convocato il primo nucleo del comitato per le celebrazioni del bicentenario. Prossimamente saranno pubblicate le decisioni.
Al fine di contriobuire alla rilettura dell’opera dell’uomo, del poeta, del critico, della pastorale del nostro Parzanese, iniziamo una piccola rassegna di scritti e notizie varie.
1. Cenno biografico di Davide Riccio: ” Pietro Paolo Parzanese, un dimenticato poeta dei poveri”.
PIETRO PAOLO PARZANESE (Ariano Irpino- Napoli 1809-1852)
“Pietro Paolo Parzanese – un dimenticato poeta dei poveri”
di Davide Riccio in : http://www.rottanordovest.com/saggistica/riccio_parzanese.htm

Pietro Paolo Parzanese, sacerdote poeta e traduttore, nacque ad Ariano, l’attuale Ariano irpino, nel 1809, da Giuseppe negoziante di panni e da Giovanna Faretra, donna di fiere e belle sembianze. Egli fu il terzo di undici tra fratelli e sorelle.
Come riferì lo studioso Augusto Castaldo, Parzanese nacque con l’ombelico attorno alla gola, così che la levatrice pronosticò volesse dire che il collarino da prete dovesse avvolgergli il collo per tutta la vita.
La sua infanzia fu malaticcia e piena di paure e di insonnie; a otto anni era già taciturno e meditabondo. A 10 anni fu messo in seminario e vi stette fino ai quattordici. Dei suoi primi maestri, preti e frati, qual più qual meno uomini ignoranti, maneschi, ‘di lingua sporca’ e di ‘poco santi costumi!’ egli lasciò un tutt’altro che edificante ritratto nelle ‘Memorie’.
In seminario si attirò ben presto l’ammirazione del canonico Nicola Boscero per la prontezza con cui improvvisava prediche, poesie e tragedie. A dieci anni cominciò a recitare versi estemporanei, e a sedici, nel teatro comunale di Benevento, improvvisò addirittura una tragedia intitolata ‘Sedecia’.
Nel 1825, da Napoli, dove si era recato per i suoi problemi di salute, fece ritorno alla nativa Ariano. E qui, nel 1830, a vent’anni, s’innamorò della giovinetta Rosaria Vernacchia, che però morì di lì a poco, lasciandolo in tale desolazione da fargli abbracciare, nonostante il suo temperamento esuberante, la carriera sacerdotale. Fu dapprima ordinato sacerdote e nominato maestro di grammatica nel seminario del suo paese, a ventiquattro anni ottenne la cattedra teologale e fino al 1837 resse la diocesi di Ariano in qualità di vicario capitolare.
Nel 1837, abbandonò l’insegnamento e gli uffici ecclesiastici per dedicarsi interamente ai suoi due amori, alla poesia e alla predicazione. Fu un singolare ed eloquente oratore sacro, come dimostrano i ‘Panegirici’, i ‘Sermoni’ e le ‘Prediche’, che ci restano di lui.
Quelli che ebbero la fortuna di ascoltarlo, erano soggiogati dalla parola facile e armoniosa e dal fascino della sua alta e bella persona.
Nonostante il sacerdozio pare ebbe degli amori decisamente profani, come quello per la poetessa Rosa Taddei, donna ‘maritata e stramba’.
Fu molteplice l’operosità e la fecondità del Parzanese. Tradusse dalla Bibbia, da Plauto, da Klopstok, da Byron, da Victor Hugo, postillò Dante; studiò i moderni e i contemporanei, il Monti, il Foscolo, il Manzoni, dei quali sentì nei primi imparaticci l’eco e l’influenza, segnatamente quella del Manzoni. I suoi libri prediletti furono la Bibbia e Virgilio, dal quale derivò la chiarezza della forma.
Tentò vari generi, assurgendo ai canti più alti nelle ‘Armonie italiane’ (1841), con cui volle dare un addio alla sua giovinezza. Liriche alate e pregevoli, ma non tali da giustificare l’ineguale parallelo, come fu, fra il Parzanese e il Leopardi. Seguirono le sillogi ‘Canzoni popolari’, ‘I canti del Viggianese’, i ‘Canti del povero’, ‘Dio, Angeli e Santi’, ‘Fiori e stelle’, ‘Il Due novembre’, ‘idilli e sonetti’, tutte comprese nell’edizione delle ‘Opere complete’ (Ariano, 1889).

Importanti furono i ‘Canti del Viggianese’. Viggiano era un grosso villaggio nella provincia della Basilicata, e i viggianesi erano gente naturalmente disposta alla musica. Da fanciulli imparavano a suonare uno strumento, divenuti adulti lasciavano il paese per andare in giro per il mondo, suonando, cantando e raggranellando un po’ di denaro per tornare infine in patria a godersi la pace della famiglia. Andavano dappertutto, Francia, Turchia, Russia, Spagna, e per via raccoglievano canzoni, romanze che, ritornando in Italia, spacciavano magari come merce nuova e meravigliosa.
Il Parzanese scrisse: ‘Or, avendo io parte desiderio che la nostra poesia si rinnovelli e, quasi direi, si rinvergini con immagini ed armonie native e popolari, non lasciai passar di qua un sol Viggianese senza avergli fatto cantare le sue cento canzoni’. E al modo dei viggianesi egli scrisse quella raccolta di poesie sicuramente tra le più belle.
Nell’agosto 1910, in occasione del centenario del Parzanese, vennero pubblicate alcune cose inedite e pregevoli di lui, la tragedia ‘Giulietta e Romeo’ e il poemetto in tre canti ‘Ituriele’, composto sotto l’influenza del ‘bardo di Erin’ (il poeta irlandese Thomas Moore).
Restano ancora inedite le tragedie il ‘Sordello’ ed ‘Ezzelino’, ambedue in prosa. Inoltre, è dagli anni Dieci che le sue opere non vengono più ristampate.
Il Parzanese fu sacerdote, predicatore e poeta della plebe rassegnata, e nondimeno uomo di carattere eccessivamente accensibile e anche un po’ volubile e vanesio.
Oggi del tutto dimenticato, se non che almeno nel nome nella sua città natale, dove un importante busto di bronzo gli è stato eretto nel bel parco della villa comunale.
Le sue opere, rarissime, si possono soltanto più consultare nelle biblioteche più importanti: sono ormai antiche edizioni da sfogliare con i guanti sperando che, nonostante le attenzioni, la carta non si sbricioli al contatto. Le sorti, pure postume, dei poeti non sono tutte uguali, si sa.
Eppure al Parzanese dovrebbe essere riconosciuto, come al Giusti, un ruolo di poeta raro per l’epoca in cui visse: egli fu tra i pochi a scrivere per il popolo, di cui volle esprimerne i sentimenti e consolarne le sofferenze, una nobile ambizione cui sottomise anche la forma e il contenuto. Il suo stile fu consapevolmente reso semplice proprio perché la povera gente comune potesse fruirne la lettura o goderne l’ascolto mentre la poesia comune di un Foscolo o di un Monti o di un Leopardi certo non era accessibile. Anzi. Fu questo il suo maggior difetto che gli costò l’oblio ai posteri, dopo tanta popolarità in epoca borbonica’.
Il Parzanese stesso ammise, nonostante ciò, l’opposto difetto: ‘Lo stile che ebbi a valermi sente sempre un po’ di quello studio che toglie ai concetti popolari la loro freschezza e direi quasi la loro nativa leggiadria’.
Una delle più belle frasi da lui scritte in merito a ciò fu quando scrisse di sapere bene quanto fosse ‘difficile tenersi a quella modesta altezza, a cui valgano a guardare anche gl’occhi degl’idioti’. Ecco, dunque, il Parzanese, un poeta coltissimo che pur tuttavia volle scrivere in un modo che anche gli analfabeti, gli esclusi dal ‘giocondo banchetto delle muse’, ‘gli idioti’ insomma (vale la pena ricordare l’etimo della parola ‘idiota’, ossia ignorante, dal greco idiotes, o anche ‘popolare’ o ‘plebeo’) potessero avere un momento di nobiltà, di bellezza e di ideale.
Una poesia educatrice, fu detta. E Parzanese, scrisse veri capolavori del genere (la Cieca, la Cieca nata, la Pazza, la Morta, la Croce’). Certo, alcune sue ingenuità o puerilità, talvolta, possono urtare i nervi dei dotti, ma il suo mondo poetico non fu privo di verità e di sincerità: in fondo ai poveri del suo tempo non v’era già altra ‘filosofia’, che il poeta e sacerdote volle rinforzare, di una vita terrena insopportabile, ma di transizione verso la vera vita che è nel cielo. Morire è svegliarsi in un mondo migliore.

E il Parzanese volle premunire le plebi dal contagio di dottrine ‘inutilmente’ sovversive, mantenendo perciò viva nel cuore degli artigiani, dei contadini e dei poveri tutti almeno la fede nella provvidenza di Dio, la credenza nell’eterno avvenire, l’amore al lavoro, la rassegnazione nei mali e tutti quei sentimenti che valessero a tenere in pace le plebi in mezzo ai duri travagli della vita. Questo fu, quanto meno, in una prima fase della sua vita e della sua opera, poiché negli ultimi anni (non fosse morto giovane, forse ne avremmo visto una importante svolta in tal senso) egli prese sempre più coscienza del bisogno di costruire un’Italia unita e migliore per tutti, lungi dall’incolmabile baratro tra la ricca aristocrazia borbonica dagli sfarzi incommensurabili, quella terriera in generale, e l’innumerevole gente povera o miserabile.
Cominciò a dire e scrivere cose che non furono affatto gradite. Nel 1848 scrisse l’ode ‘Italia e Napoli’: Dio lo volle! L’Italia s’è desta / e dal fango solleva la testa’ Nel 1853 scrisse l’Addio a Partenope, che fu giudicata ‘la più bella lirica civile, il quadro più vero di quel terribile periodo in cui ‘per la colpa di avere alma e pensiero’ gli intellettuali andavano di prigione in prigione, e nella quale il patriottismo del Parzanese, ormai liberale, non risparmiò neppure il Papa (‘Chi ha un trono nel suo tempio / te suo Signor rinnega’).
Il nome di Parzanese fu annotato nell’elenco degli ‘attendibili’ e venne coinvolto nel processo degli imputati politici del 1848.
Morì il 29 agosto 1852 in un alberghetto di Napoli, ucciso da una terribile convulsione dovuta a una febbre di ignota cagione.
La polizia borbonica tentò di impedire le onoranze funebri che non pertanto il Capitolo della Cattedrale di Ariano e la cittadinanza gli resero in Duomo, grazie all’energica fierezza di monsignor Capezzuti, che alle imposizioni poliziesche rispose che in chiesa comandava lui.”

Davide Riccio (anno 2003)

Fonte: www.rottanordovest.com home page

2. contributo del Prof. Virgilio Iandiorio

Byron e Parzanese

Sono trascorsi più di cento cinquant’ anni  da quando, il 20 agosto 1852, moriva in Napoli, nella locanda L’Aquila Nera, il poeta Pietro Paolo Parzanese di Ariano Irpino. L’ avvenimento ha avuto scarsa risonanza nella  provincia irpina. E’ più utile, certamente, rileggere Parzanese, rivisitarne la bibliografia, evitando l’effimero, anche se paludato di ufficialità.
Giudizi e pregiudiziHa pesato sulla produzione poetica del Parzanese il giudizio espresso su di lui da Francesco De Sanctis, che lo definì in modo quasi lapidario  ” buono e pio poeta di villaggio”. E sulla stessa lunghezza d’onda un letterato attento, come Giuseppe Gabetti, mezzo secolo fa , a proposito della poesia popolare in età romantica scriveva: “la poesia che cercò d’ ispirarvisi, divenne sentimentale-borghese (Prati, Canti del popolo), o sentimentale-paesana, in bonarietà di stile parrocchiale (Parzanese)”. Non differisce di molto il giudizio di autori recentissimi. Così Giulio Ferroni :” Tra i numerosissimi esponenti di questo Romanticismo minore possiamo ricordare anzitutto due poeti meridionali provinciali e appartati, come il lucano Niccola Sole e l’irpino  P. P. Parzanese, celebre quest’ultimo per la sua lirica di tono popolare, legata alla vita quotidiana del mondo contadino, rivolta all’edificazione morale e alla difesa dei valori dell’umiltà e della rassegnazione”.
Anche la critica letteraria ha una sua storia e una sua evoluzione; sono difficili i ribaltoni in politica, figuriamoci nella storia letteraria. Studiare, però, un autore e leggerlo alla luce della nostra sensibilità e dei nostri strumenti interpretativi non costituisce un reato, tutt’al più un’opinione diversa. Il lavoro è difficile, impegnativo ma stimolante.
Il poeta e il traduttoreNel 1837 P.P. Parzanese pubblicò un opuscolo dal titolo “Melodie ebraiche di Lord G. Byron”. Si tratta di 23 componimenti del poeta inglese estrapolati dalle sue opere più famose. In Italia, come scrive Mario Praz, il Byron trovò  schiere di traduttori e d’imitatori. Proprio nel 1837 era stata pubblicata una versione delle opere byroniane da Giuseppe Niccolini. “Tutti i poemi di questo robusto scrittore(Byron) -scrive il Parzanese nell’introduzione alla sua traduzione-  sono conosciuti all’Italia per la compiuta versione che ne ha fatta Giuseppe Nicolini.”
L’interesse dei letterati italiani per Byron non erano poi tanto diverso da quello dei loro colleghi europei. Il poeta inglese era diventato l’eroe della ribellione romantica: egocentrico e generoso, vindice di tutte le libertà e preda di tutte le passioni.” Aveva -scrive il Gabetti- come forse nessuno ebbe mai l’istinto e il genio del bel gesto; l’azione improvvisa e inconsueta che colpisce le immaginazioni ed esalta i cuori, la sentenza eloquente che nella lapidarietà delle sue formulazioni inattese sembra dilatare senza limiti gli orizzonti umani, la parola carica di passione e di calore che eccita e trascina. E passò per l’Europa come una meteora, accendendo passioni di donne e illusioni di poeti, ed entusiasmi generosi e fervori ideali”.
Il poeta irpino, provinciale e appartato, aveva sottomano nel 1837 la produzione più aggiornata delle opere di Byron tradotte in italiano. Nel suo lavoro Parzanese ebbe “compagno all’opera il caro e coltissimo Carmine Modestino, il quale colla sua perizia nell’idioma del Tamigi ci andò man mano sponendo le recondite bellezze di queste melodie”.
Carmine Modestino di Paternopoli era nato nel 1802, sette anni  prima dell’amico Parzanese; alla data della pubblicazione delle Melodie ebraiche aveva al suo attivo pubblicazioni di carattere letterario e storico su riviste specializzate ma anche un saggio su Byron del 1826, “di cui -scrive Rossana Stanco nel suo profilo del brillante avvocato paternese- non vi è più traccia nel fondo manoscritti Modestino” della Biblioteca Provinciale di Avellino. E ancora si cimenterà con una traduzione  pubblicando nel 1848 Il Giaurro di Byron.
Il mito di Byron in provincia.
Non solo il poeta Parzanese e il fine letterato Modestino avevano interessi  per le opere di Byron. Sempre in quel lasso di tempo un altro irpino Paolino Macchia, medico e scienziato, trova il modo come inserire in un suo lavoro scientifico sulla Valle di Ansanto del 1838 un richiamo al poeta romantico. Descrivendo, infatti, il paese di Villamaina dice:” Ne’ calorosi giorni della state vi si gode alla sua ombra (dell’olmo che sta nella piazza principale), ove non ti dispiacerebbe passare le ore dell’ozio sulla molle erba, che le radici ne rinfresca, in leggere qualche pagina della Divina Commedia, le bellezze del Monti, di Byron e del Manzoni”.
Se in una provincia appartata troviamo così diffuso l’interesse per la letteratura straniera, inglese per giunta, vuol dire che la circolazione delle opere letterarie tra le persone di cultura non era rara né eccezionale. Può risultare interessante la riflessione che faceva P. Calà Ulloa nella sua letteratura contemporanea del Regno di Napoli pubblicata nel 1858 e scritta in francese: “La poesia filosofica di Byron, tumultuosa e veemente non era gustata, di questi tempi, che da un piccolo numero di eletti. Non si studiava allora l’inglese;  accadde più tardi che si cominciò a familiarizzare con questa lingua”.
La valutazione di un contemporaneoPietro Calà Ulloa (1802-1879), magistrato uomo politico di sicura fede borbonica anche dopo gli eventi del 1860 ,che segnarono la fine del Regno, scrisse molte opere di carattere storico e letterario, tra cui la già ricordata storia della letteratura contemporanea del Regno di Napoli, due volumi in lingua francese pubblicati a Ginevra e ricchi di notizie su due secoli della cultura napoletana.
A P.P. Parzanese l’Ulloa  dedica  un’  attenzione particolare.”Uno di quelli che merita di avere un posto tra i poeti più stimati di questo periodo è P.P. Parzanese”. E ancora: “Parzanese forse è il poeta che ha lavorato di più dell’orecchio. Ma noi vediamo subito nelle sue Melodie ebraiche che non manca di ardore impetuoso, possedendo al più alto grado il dono felice dell’armonia”.
“Ma una traduzione dove l’ispirazione si mostra ben superiore a quella della versione testuale, e che fa rivivere, ci sembra, il soffio che anima il modello, è quella delle Melodie ebraiche di Parzanese”
“Io oserei anche dire che il traduttore vi si mostra meno e l’autore di più. Giammai la difficoltà dell’originale getta oscurità o languore nello stile; il traduttore è vivo, mostra la forza, l’impeto, la concisione…Il genio del poeta inglese è riprodotto con slancio.Era inoltre questo soggetto a sedurre la fecondità e la nobile immaginazione del traduttore.
La scelta di ParzaneseDel poeta inglese Parzanese non predilige i motivi dell’uomo che insorgere contro la società e il destino senza piegarsi nemmeno dinanzi all’ultimo mistero. “Le Melodie ebraiche -scrive Parzanese nell’introduzione- intanto che sono componimenti di un genere più mite e direi quasi elegiaco non sappiamo che fossero per altri state voltate nella nostra lingua pieghevole e armoniosa, ed invano facemmo voti finora per vederne arricchito l’Italo giardino, nel quale sarebbero cresciute come fiori più spontanei perché più gentili e delicati, quali a fiori del nostro clima esser si conviene”.
Il poeta di Ariano vede nel canto di Byron una partecipazione appassionata per la sciagura del popolo ebraico. “Né per diversa cagione -aggiunge –  dovette versare un pianto generoso sulla fatale fortuna de’ figli di Heber, i quali fuggono di terra in terra come uccelli peregrini, e pare che fra tutti gli uomini fossero marcati in fronte colla cifra di un’infamia incancellabile. Ecco perché in questi suoi canti ci si rappresenta come un esule Galileo che si aggira polveroso sulle sponde del Giordano, rivede le rovine del tempio di Sion, siede all’ombra de’ cedri del Libano e tocca le corde dell’arpa dolorosa per lamentare la patria perduta e sparge sulla tomba de’ padri suoi una lagrima ed un fiore…Ed è questa poesia che commuove blandamente il cuore e la sua armonia non spinge né alla disperazione né al delitto”.
Furono anni fecondi, quelli del 1837 e dintorni. Oltre alle citate Melodie, il prof. Emilio Monaco in un  saggio sul poeta suo conterraneo annovera fra le traduzioni del Parzanese: “la pubblicazione della Preghiera per tutti di V. Hugo. Tradusse ancora e pubblicò il Cantico dei Cantici, il Mistero e Cielo e Terra del Byron, tre Messiade di Klopstok e passi lirici del Faust di Goethe”. E proprio dal Noviziato di Guglielmo Meister riprese, traducendoli e dedicandoli alla sua patria, i versi famosi: Sai tu la terra, dove gli albòri / son belli, e belli sono i tramonti? / Dove di verdi cedri e di allori / incoronati si alzano i monti? / Quella è la Patria mia!

Virgilio Iandiorio
     
http://dillon.myblog.it/archive/2006/04/14/byron-e-parzanese.html

 

novembre 21, 2008

Europa, digitale, World Digital Library

Filed under: Uncategorized — giovanniorsogna @ 9:23 PM
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World Digital Library

ON LINE EUROPEANA,
LA BIBLIOTECA DIGITALE
DELL’UNIONE EUROPEA

Dal 20 novembre, il patrimonio culturale dei ventisette stati membri sarà disponibile online, con circa 2 milioni di testi, immagini, suoni e video provenienti, tra gli altri, dal Rijksmuseum di Amsterdam, dalla Brtish Library di Londra e dal Louvre di Parigi. Questa raccolta è stata possibile grazie all’applicazione del progetto europeo “Arrow”, che ha tradotto in bit le opere, rispettando il diritto d’autore.

Sarà disponibile online da domani, giovedì 20 novembre, Europeana, la biblioteca digitale europea. Grazie al progetto “Arrow” (Accessible Registries of Rights information and Orphan Works) sarà possibile consultare online, sul sito www.europeana.eu, il patrimonio culturale dei ventisette stati membri. Arrow assisterà le biblioteche europee nella traduzione in bit delle copie di carta, garantendo al contempo il rispetto del diritto d’autore. Il progetto permette inoltre di scovare le opere orfane e fuori catalogo, contribuendo ad arricchire il numero di volumi messi a disposizione del pubblico.
Si comincia con circa 2 milioni di opere digitalizzate, come la Divina Commedia, i manoscritti e le registrazioni di Beethoven, Mozart e Chopin, i quadri di Vermeer e la Magna Charta britannica. Testi, immagini, suoni e video provengono da musei, come il Rijksmuseum di Amsterdam o il Louvre di Parigi, o da biblioteche del calibro della British Library di Londra, ma anche da archivi e da collezioni audiovisive. Quando la raccolta delle opere sarà completata (si prevede entro il 2010), saranno disponibili più di 10 milioni di contenuti.
Il progetto “Arrow” e’ coordinato dall’Associazione Italiana Editori e vede la partecipazione della Federazione degli editori europei (FEE-FEP), dell’International Federation of Reproduction Rights Organisation, di otto biblioteche nazionali e di un nutrito gruppo di associazioni nazionali di editori e societa’ di gestione collettiva dei diritti. “Arrow” inoltre ha l’appoggio della European Digital Library Foundation (Europeana) e dell’European Writers Congress.

The World Digital Library will make available on the Internet, free of charge and in multilingual format, significant primary materials from cultures around the world, including manuscripts, maps, rare books, musical scores, recordings, films, prints, photographs, architectural drawings, and other significant cultural materials. The objectives of the World Digital Library are to promote international and inter-cultural understanding and awareness, provide resources to educators, expand non-English and non-Western content on the Internet, and to contribute to scholarly research.

Clikkare: http://www.worlddigitallibrary.org/project/english/index.html

novembre 20, 2008

Avellino- Rocca San Felice, Presenta

Filed under: Uncategorized — giovanniorsogna @ 8:22 PM
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lunedì 17 novembre 2008

Avellino-Rocca San Felice, presentazione atti convegno sulla Mefite

Rendering Santuario di Mefite nella Valle di Ansanto

Brochure invito della Provincia di Avellino

La Provincia di Avellino presenta l’atteso volume degli Atti de:
II culto della dea Mefite e la Valle d’Ansanto”
Ricerche su un giacimento archeologico e culturale dei Samnites Hirpini.
L’opera vede la luce con un pregevole volume edito da Sellino & Barra, e rientra in un vasto progetto editoriale di valorizzazione dell’Irpinia nei settori storico-archeoligico ed antropologico.
Il curatore del volume Giovanni Colonna – università “La Sapienza” – Roma .
I lavori saranno presieduti dal Prof. Adriano La Regina.
Sono previsti gli interventi di
Maria Luisa Nava – Soprintendente Archeologo province di Salerno e Avellino
Antonello Petrillo – università “Suor Orsola Benincasa” – Napoli.
Il volume offre un nuovo spaccato di saggi e studi sulla diffusione del Culto di Mefite-Aravina, è rappresenta una base inmportante per lo sviluppo turistico ed archeoligico di questo bacino archeologico dei popoli sanniti-irpini.
Complimenti alla Provincia e a quanti hanno contribuito alla riscoperta della Mefite.
E’ un appuntamento da non mancare.

Il Sub commissario Giuseppe Muollo
Il commissario straordinario Vincenzo Madonna
sabato 22 novembre 2008 ore 16,00
Complesso Culturale – Biblioteca Provinciale “S. e Giulio Capone
c.so Europa» 251 Avellino – Sala Penta
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Brochure invito della Provincia di Avellino – rendering santuario di Mefite
La Provincia di Avellino presenta l’atteso volume degli Atti de:”II culto della dea Mefite e la Valle d’Ansanto”Ricerche su un giacimento archeologico e culturale dei Samnites Hirpini.
L’opera vede la luce con un pregevole volume edito da Sellino & Barra, e rientra in un vasto progetto editoriale di valorizzazione dell’Irpinia nei settori storico-archeologico ed antropologico.Il curatore del volume Giovanni Colonna – università “La Sapienza” – Roma .I lavori saranno presieduti dal Prof. Adriano La Regina.
Sono previsti gli interventi di
Maria Luisa Nava – Soprintendente Archeologo province di Salerno e Avellino
Antonello Petrillo – università “Suor Orsola Benincasa” – Napoli.
Il volume offre un nuovo spaccato di saggi e studi sulla diffusione del Culto di Mefite-Aravina, è rappresenta una base inmportante per lo sviluppo turistico ed archeoligico di questo bacino archeologico dei popoli sanniti-irpini.
Complimenti alla Provincia e a quanti hanno contribuito alla riscoperta della Mefite.
E’ un appuntamento da non mancare.
Il Sub commissario Giuseppe Muollo
Il commissario straordinario Vincenzo Madonna
sabato 22 novembre 2008 ore 16,00
Complesso Culturale – Biblioteca Provinciale “S. e Giulio Caponec.so Europa» 251 Avellino
– Sala Penta

ll culto della dea Mefite e la Valle di Ansanto

Ricerche su un giacimento archeologico e culturale dei Samnites Hirpini a
cura di Alfonso Mele , Editrice Sellino & Barra, 2008.

Il prezioso volume degli atti del convegno è il frutto di un intenso lavoro del coodinatore Alfonso Mele, raccoglie quanto di più aggiornato sul culto della Dea Mefite nelle celebre Valle di Ansanto.
Il primo convegno fu tenuto ad Avellino-Villamanina – Rocca San Felice dal 18 al 20 ottobre 2002, si interessò delle ricerche su “un giacimento archeologico e culturale dei Samnites Hirpini,fu il primo convegno di studi e cultura e tradizioni delle popolazioni sannitiche.

Il volume di ottima fattura grafica e fotografica, curato dalla redazione composta da Antonella Canfora e Claudio Meo, con la veste tipografica prestigiosa ideata da Caterina Nudo , è il frutto anche dell’Editore Sellino& Barra, che da tempo ha intrapreso una sistematica campagna editoriale di promozione della Provincia di Avellino con edizioni di notevole spessore culturale e scientifico.

Va dato atto all’Amministrazione Provinciale e alla sua Presidente On.le Alberta De Simone, e all’Assessorato alla Cultura presieduto dal Prof. Francesco Barra il merito del completamento degli atti del convegno, che rientrava in un quadro sistematico della promozione della Provincia ormai assurta ad un ruolo di tutto rispetto nel campo scientifico e di promozione del territorio provinciale.

Il Volume vede la luce con l’Amministrazione Commissiarale che ha tenuto in debito contro dell valore documentale e scientifico del volume che viene presentato nella Sala Penta del Complesso Culturale della Provincia, sede del Museo Irpino e della Biblioteca Provinciale “S. e G. Capone”.

Non ci resta che salutare con viva soddisfazione l’evento del giorno 20 novembre 2008, dove alla presenza delle autorità provinciale e del mondo scientifico il peregevole volume degli atti sarà offerto al mondo della cultura, della scuola ed accademico. Considerato anche l’impegno finanziario sostenuto della Provincia di Avellino, si è voluto dare il giusto valore ad un giacimento culturale, archeologico, naturalistico che ha superato la dimensione nazionale. La Valle di Ansanto con il suo bimillenario culto della dea Mefite-Aravina (VII-III sec.) rappresenta un sicuro punto di riferimento per lo sviluppo e la rinascita delle zone interne.

Il volume presenta anche una suggestiva risoctruzione in rendering del sito archeologico con la ricostruzione computerizzata che si rifà ad schizzi ed appunti della campagna dis cavi degli anni ’50, diretti dai compianti Proff. Amedeo Maiuri e Oscar Onorato, con la partecipazione e competenza del caro D. Nicola Gambino, e i tanti contadini della Valle di Ansanto, in primis del cicerone della Mefite Federico Belfiore. Gli scavi pionieristici della Mefite, promossi dall’Amministrazione Provinciale, furono forieri del futuro della ricerca archeologica in Irpinia. Il prestigioso Museo Irpino con la Sala Santoli è uno dei giacimenti di grande spessore ma che necessita di ulteriori interventi di aggiornamento e di completamento. Nel corso del tempo alla straordinaria stagione di studi e di approfondimenti accademici non sempre è seguita un’altrettante attenzione per gli interventi di prosecuzione di scavi archeologici, che si auspica per investire nel futuro.
Gli atti trattano con acutezza gli argomenti del sito per l’aspetto de “ Le manifestazioni idrotermali e il culto della Dea Mefite (…) delineando il quadro geo-ambientale nel rapporto con gli insediamenti umani, curato da F. Ortolani e S. Pagliuca. Altro tema di grande fascino è stato trattato su “La Dea Mephitis: omologie e confronti, dove gli studiosi hanno trattato le omologie con i santuari di Mephitisi di Rossano di Vaglio tra lucani e romani, cur. Giovanna Greco, altro aspetto è stato quello nuovo di Mefitis a Pompei, di Filippo Coarelli. Paolo Procetti, ha fatto una brillante rivisitazione dopo vent’anni di Mefitis e A. L. Prosdocimi ha operato degliappunit e riflessioni tra Mefite in relazione con Rossano di Vaglio.
Il terzo settore è stato quello di “La mefite nella Valle di Ansanto con i contributi di F. Zevi, Annotazione sul culto di Mefite in ragione del sito la Valle di Ansanto, altro contributo è stato dato da A. Simonelli, con i nuovi documenti sulla tomba a camera. Ivan Rainini, invece si è soffermato su “L’area sacra della Dea Mefite e l’insediamenti vicano di S. Felicita, con studi di tipo topografico.
Molto significativo e di effetto sono le ricostruzioni virtuali del Santuario d’Ansanto a cura di Archigramma.

In questa sede si riafferma fortemente la salvaguardia dell’intera Valle di Ansanto, quale giacimento di interesse naturalistico,archeologico e storico di valore europeo, da tutelare con provvedimenti specifici e con piani europei di valorizzazione. Il sito è stato ampiamento messo in luce anche di recente dal critico d’arte Philippe Daverio nella puntanta di Passpartout con uno speciale sulle arti primitive nel mondo, dedicando ampio spazio nella sua rubrica citata.

Giovanni Orsogna
Box: 1

Dalla Presentazione del Prof. Francesco Barra già Assessore alla Cultura della Provincia di Avellino

Il volume che ho l’onore e il piacere di presentare raccoglie gli Atti del Convegno internazionale di studi su “Il culto della dea Mefite e la Valle di Ansanto” svoltosi nell’ottobre 2002. L’iniziativa fu promossa dall’Assessorato alla Cultura della Provincia – nella persona della dirigente dell’epoca, dottoressa Luisa Bocciero – con la collaborazione della Soprintendenza Archeologica di Falerno, Avellino e Benevento. Successivamente il nuovo dirigente prof. Filippo Doria, si fece carico di una paziente e complessa opera di contatto con i numerosi studiosi intervenuti, finalizzata all’acquisizione delle relative relazioni . Una volta completata la delicata fase dell’omologazione dei criteri editoriali e della preparazione per la stampa, ora l’opera è finalmente giunta alla pubblicazione.
Si tratta di un corposo e denso volume di grande formato, che raccoglie ben 25 relazioni di qualificatissimi studiosi-archeologi-storici-epigrafisti,etnografi italiani e stranieri, coordinti dal prof. Alfonso Miele, dell’Università “Federico II° di Napoli,

L’opera per la quale è stata predisposta un’adeguata veste grafica-arricchita di fotografie, rilievi e ricostruzioni ideali – , ricostruisce per la prima volta organicamente e interdisciplinariamente il culto della Dea Mefite nella Valle di Ansanto, delle caratteristiche naturali alle vicende storiche, , dalle evidenze archeologiche all’evoluzione cultuale. Ne risulta un quadro assai vasto e suggestivo, che ripropone all’attenzione della comunità scientifica internazionale lo straordinario ruolo della Valle di Ansanto nell’Italia antica. Risalta anche con forte evidenza il ruolo dell’Irpinia quale essenziale punto di incontro tra il mondo sannitico e quelli campano, greco, ed osco dell’ Itialia meridionale.
L’Amministrazione Provinciale di Avellino- che negli anni Cinquanta del XX secolo si fece promotrice delle prime e pionieristiche indagini archeologiche nella Valle di Ansanto, condotte dal bemerito prof. Oscar Onorato – , intende, con la pubblicazione di questo volume di assoluto rilievo scientifico, muoversi nella continuità di tale impegno, riaffermando il proprio ruolo nel campo della promozione della ricerca archeologica in Irpina.

Francesco Barra

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