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novembre 2, 2007

INVITO A VISITARE GRECI…. UN CENTRO ARBRESHE

Filed under: Greci,Katundi — giovanniorsogna @ 1:37 PM

Greci, si trova ad un’altitudine di 823 metri sul l.m. ed è lambito a valle dal fiume Cervaro.
Il suo territorio è ricco di sorgenti d’acqua. Ha un aspetto originale e vi potrai ancora ritrovare mandrie di buoi vaganti per le strade del paese, come poteva avvenire un secolo fa.
L’economia locale si basa essenzialmente sull’agricoltura. Vi si coltiva grano, orzo, avena, mais e prodotti ortofrutticoli in modo intensivo; tra le colture arboree vite e ulivo, soprattutto in contrada Ischia, Non manca qualche attività legata alla pastorizia. Piccole aziende familiari producono formaggi e squisiti biscotti ed un pane ricercato dalla popolazione del circondano.
La Storia di Greci
Il paese di Greci, un centro agricolo dell’Appennino dauno-irpino, è situato su un alto contrafforte collinare dominante la valle attraversata dal torrente Cervaro.
Il nome del paese deriva chiaramente dal termine Graikos trasformato nel latino Graecus da cui Graeci e quindi Greci.
La sua etimologia è dovuta alla presenza nella zona di popolazioni bizantine che vi si stabilirono in età alto-medioevale forse già intorno al VI secolo d.C., durante la guerra greco-gotica.
La prima notizia del borgo risale però al 908 anno in cui l’abitato fu saccheggiato e distrutto dai Saraceni.
Antiche dunque le origini del paese, mentre il territorio fu abitato in epoche più remote, come attestano i reperti archeologici di epoca protostorica scoperti in prossimità del vicino monte Calvario, e la necropoli di epoca pre-romana localizzata nei pressi del campo sportivo.
Testimonianze archeologiche di epoca bizantina e di altri periodi storici sono invece state rinvenute lungo la strada provinciale Greci-Scalo, nella contrada Piano di Chicco.
Va rilevato inoltre che nella zona del casale delle Tre Fontane passava fin dall’età imperiale la via Traiana e già in antico il tracciato del tratturo Camporeale-Foggia.
Come “Castri-Graeci” la località è riportata in alcuni documenti degli inizi del XIV secolo, quando il feudo era di proprietà della famiglia Delfi Spinelli. In precedenza era stato un possedimento longobardo del Ducato di Benevento pervenendo poi nelle mani dei Normanni Giacomo Guarna, Blandone de Alaimo e Roberto Infante e,infine, del francese Guglielmo De Lande (1273) a cui era stato donato da Carlo I d’Angiò.
In seguito (1445) il castello fu acquistato dai Guevara, i cui discendenti ne detennero il possesso sino all ‘abolizione dei diritti feudali (1806)
Dal 1861 il paese è stato staccato dalla provincia di Foggia e aggregato a quella di Avellino
Greci è uno dei pochi comuni italiani in passato colonizzati da genti provenienti dai Balcani. che ancora oggi parlano il tosco, un dialetto dell’Albania meridionale. L’immigrazione albanese in questi luoghi viene fatta risalire a un periodo compreso tra il 1460 e il 1550, quando un gruppo di coloni guidati da Giorgio Castriota Scanderbeg, abbandonati definitivamente i Balcani dietro la spinta dell’avanzata turca, giunsero sulle coste apule e da qui si insediarono in alcuni centri dell’Italia meridionale, tra cui appunto Greci, dove si stabilirono nella zona dell’attuale rione Breggo.
L’ immigrazione albanese ha costituito da sempre un elemento determinante nella cultura del paese, che conserva tuttora nelle tradizioni, nei cognomi e in alcuni termini dialettali una viva testimonianza della propria origine arberesca.
Il toponimo Greci, come tradizione e da documenti, discende dal nome dei coloni greci, che ebbero ad abitare il paese. Restò anche dopo la sua distruzione avvenuta ad opera dei Saraceni, i fidi mercenari di Federico II, che abitavano ad un tiro di schioppo dal centro, cioè nella cittadina di Lucera.
La città di Greci, rivalutata dal principe Pandolfo di Benevento sia nella sua estensione territoriale che nella posizione strategica, venne ricostruita nel 1039, e continuò ad essere il centro principale tra Savignano e La Ferrara, essendo feudo di tre soldati, mentre Savignano era feudo di 1 e la Ferrara di 2.
La posizione amena, a cavallo dell’appendice dell’Appennino campano – molisano, non poteva non attirare l’attenzione di chi avesse avuto a passare, cosa che avvenne quando vi vennero a contatto gli Albanesi di Skanderbeg, i quali si trovarono ad accompagnare il loro eroe nazionale, venuto in aiuto dell’amico e protettore Ferdinando I d’Arogna in lotta contro gli Angioini, richiamati in Italia dalla celebre congiura dei Baroni, intenzionati a spodestarlo.
Fu merito degli Albanesi se gli Angioini, guidati dal Piccinino, furono sconfitti proprio nel territorio di Greci. Il Re, in ricompensa della vittoria riportata, permise che, chi di questi avesse voluto restare in Italia, avrebbe potuto scegliere una dimora nei dintorni del luogo, ove era avvenuta la battaglia.
Gli Albanesi scelsero l’attuale Greci, che era come un fiore in mezzo ad un intenso verde boscoso. Si rileva, infatti, dalle fonti che tutta la zona brulla che ora sovrasta il paese, a quei tempi era tutto un bosco profumato e ricco. Ciò non dispiacque al Re Ferdinando il quale capì che questo corpo di fedelissimi sarebbe stato buona guardia nel versante Sud – Est contro eventuali e tenute insurrezioni provenienti dalla Puglia.
Prende il via, così una nuova vita dell’antichissima Greci, che si sviluppa nella civiltà albanese dal 1460/1461 fino ai nostri giorni.
Se l’autorità, sia religiosa che civile, in un’azione indiscriminata di forza e di soprusi, riuscì nel corso degli anni a distruggere il rito greco-ortodosso e tante bellissime tradizioni orientali di questo popolo, non ebbe, però, nè la forza di distruggere la Lingua materna nè la devozione alla loro Madonna del Caroseno, derivante dal Corno d’Oro, cioè il Bosforo e, quindi, da Costantinopoli.
Il Grecese conserva il tradizionale carattere ospitale, non acquisito nella nuova patria, ma di pura marca albanese, essendo noto a tutti come l’ospite fosse e sia sacro presso quel popolo. Egli, che pure è di carattere remissivo, talvolta diventa ribelle ed insofferente e spesso segue il più forte, mettendosi al sicuro da temuti soprusi.
È spirito che si lega ad ardimentose idealità e di questa dote i Grecesi hanno dato buona prova durante il periodo del Risorgimento Italiano e nelle due ultime guerre.
Fuori del proprio ambiente, è attaccato al proprio dovere e spesso si ascoltano piacevoli elogi da parte di dirigenti di aziende e di industrie ; mentre nel proprio ambiente si risveglia nel suo animo il solito attutito orgoglio dell’Albanese di montagna e recalcitra contro le imposizioni o un lavoro che secondo il proprio giudizio non è degno della propria personalità.
Il Grecese è certamente il più intuitivo e il più intelligente degli abitanti le zone vicinali, ma è talvolta pigro e non sa sfruttare in maniera brillante tali doti.

Le Chiese, i Palazzi i Monumenti di Greci, Avellino.
La geografia urbana dell’odierna Greci è segnata dal corso Caroseno, che conduce nel nucleo più antico dell’abitato caratterizzato da palazzi e abitazioni di cui si ammirano gli artistici portali in pietra scolpita decorati con motivi geometrici e floreali.
Tra gli edifici storici di rilievo sono Palazzo Caccese (XIX secolo) Palazzo Lauda (XVIII secolo) e Palazzo Lusi (XVII secolo), in piazza Umberto I, dove è ubicata la sede municipale.
Domina il centro antico, dai suoi 821 metri di altitudine, la Chiesa di San Bartolomeo, edificata su pianta a croce latina agli inizi del XVII secolo, mentre la fabbrica odierna è chiaramente settecentesca, con murature formate da pie-trame misto a blocchetti di travertino posti agli angoli. Notevole è la facciata della chiesa, del tipo a capanna semplice con rosone centrale. Una doppia scalea, un tempo balaustrata, conduce all’unico ingresso ornato da un portale in pietra con frontone triangolare, in cui è visibile a rilievo una croce, sempre di pietra, realizzata nel 1681.
L’interno, formato da una sola navata con volta a botte, si apre lateralmente in una serie di cappelle che custodiscono un Crocifisso ligneo e le statue in legno scolpito e dipinto raffiguranti Sant’Antonio, la Madonna del Carmine e dell’Addolorata, San Vinceno, San Bartolomeo e la Madonna del Caroseno, quest’ultima forse di epoca settecentesca, il cui manto in tessuto damascato fu donato alla comunità locale da Maria Cristina di Savoia regina di Napoli.
Prezioso è il dipinto a olio seicentesco attribuito a Guido Reni raffigurante Santa Lucia. Sono inoltre di particolare fattura alcune sculture del XVIII-XIX secolo, realizzate in cartapesta modellata da artigiani locali, e un antico fonte battesimale che reca la data 1706. Annessa alla chiesa è la torre campanaria che si sviluppa su due livelli, dotata di orologio pubblico.
Il rione Breggo è caratterizzato dalle antiche halive o kalive, basse abitazioni rurali albanesi costruite con pietrame messo in opera senza l’ausilio di malta legante.
Nei dintorni del paese, lungo la strada statale 90 bis, sono i ruderi della ottocentesca Masseria delle Tre Fontane, un edificio fortificato con ampia corte e spazi interni lastricati e monumentali portali in pietra scolpita.
Dal centro di Greci si possono raggiungere a piedi le cime del monte Calvario e del monte Rovitiello percorrendo sentieri che solcano una campagna ancora incontaminata, a poco più di sei chilometri dal paese si trova il laghetto artificiale di Luz Aquafet.

Le feste, le fiere e le sagre a Greci.
Festa della Madonna del Caroseno prima domenica di Giugno.
Festa di San Bartolomeo 25 Agosto.
Sagra del caciocavallo.

Grecesi nel mondo
Grecesi nel mondo Le lettere dei cittadini Grecesi emigrati in Italia e nel mondo.

1 commento »

  1. People should read this.

    Commento di Carrie — novembre 11, 2008 @ 5:14 PM | Rispondi


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